Politica estera

Trump prepara il contrattacco. Ma spuntano prove segrete

Il tycoon farà un discorso domani sera da Mar-a-Lago. Nelle nuove carte di Fbi e Giustizia gli ostacoli alle indagini

Trump prepara il contrattacco. Ma spuntano prove segrete

Donald Trump mette a punto gli ultimi dettagli della sua strategia ed è pronto a sferrare il contrattacco poche ore dopo essere comparso in tribunale a Manhattan, domani pomeriggio. Il tycoon ha annunciato che terrà un discorso dal suo resort di Mar-a-Lago in Florida martedì sera alle 20.15 ora locale, le 2.15 del mattino di mercoledì in Italia. Non si sa invece se abbia intenzione di parlare dopo l'attesissima udienza sull'incriminazione per il presunto pagamento di 130mila dollari all'ex pornostar Stormy Daniels prima delle elezioni del 2016, in cui si dichiarerà non colpevole delle accuse. Ma, secondo quanto riferito proprio ieri dal Washington Post, il dipartimento di Giustizia e l'Fbi avrebbero raccolto prove che l'ex presidente ha tentato di ostacolare le indagini sulle carte top secret portate a Mar-a-Lago. Ci sarebbe anche un video delle telecamere di sicurezza che mostra un assistente spostare gli scatoloni di file classificati su ordine del tycoon, e che, secondo le fonti, dimostrerebbe che Trump ha agito di proposito per impedire al governo di fare le verifiche sulle carte nonostante gli fosse stato richiesto formalmente.

Secondo fonti informate, l'ex presidente americano dovrebbe arrivare a New York lunedì per passare la notte alla Trump Tower, ma il suo avvocato Joe Tacopina con la Cnn ha sottolineato che i dettagli della comparizione sono ancora fluidi, vista la straordinarietà della vicenda, e il team legale attende di visionare i capi di imputazione prima di contestare «ogni potenziale accusa che potremo sfidare». La possibilità di chiedere il trasferimento del caso in un altro distretto di New York City non è ancora sul tavolo. La questione potrebbe essere riferita al fatto che Trump ritiene il procuratore distrettuale che lo ha incriminato, Alvin Bragg, altamente politicizzato. E pure del giudice Juan Manuel Merchan (nel tondo), che dovrebbe analizzare il caso, dice che lo odia. Il togato non è estraneo all'orbita dell'ex presidente. Ha presieduto già il processo contro due società della Trump Organization e il loro ex chief financial officer, Allen Weisselberg, uno dei consiglieri più fidati di The Donald, e sta anche supervisionando il procedimento per frode e riciclaggio contro Steve Bannon, l'ex capo stratega di Trump.

Merchan è noto per la sua severità in aula, ma anche per la sua trasparenza e semplicità. Gli osservatori lo descrivono come «duro», ma giusto. E anche Tacopina ha spiegato che per ora non ha motivo di pensare che sia mosso da pregiudizi nei confronti del suo cliente. In tribunale, Merchan non sopporta interruzioni o ritardi, ed è conosciuto per mantenere il controllo della situazione anche quando i casi attirano parecchia attenzione.

Nato a Bogotà, in Colombia, è emigrato negli Stati Uniti all'età di 6 anni ed è cresciuto a New York nel quartiere di Jackson Heights, nel Queens. Si è mantenuto agli studi lavorando come manager di notte di un albergo della Grande Mela, ed è stato il primo in famiglia ad andare all'università. La sua carriera legale è iniziata nel 1994, come assistente procuratore distrettuale nella divisione processuale dell'ufficio di Manhattan. Anni dopo è passato alla procura di stato. Nel 2006 il sindaco Michael Bloomberg lo ha nominato al tribunale della famiglia nel Bronx e il governatore dem David Paterson nel 2009 per la Corte dei reclami dello Stato.

Trump, dopo il boom di donazioni alla sua campagna elettorale, può festeggiare anche l'allungo sul principale potenziale rivale, il governatore della Florida Ron DeSantis: stando ai sondaggi, il tycoon stacca il rivale di oltre venti punti (57% contro il 31%).

Due settimane fa, prima dell'incriminazione, era in testa per soli otto punti, 47% contro 39%.

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