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Trump punta sui sovranisti (e su FdI): ecco le mosse Usa per l'Italia

Dopo aver costruito ponti con la Lega, Washington adesso sposta l'occhio verso Fratelli d'Italia. L'incontro (segreto) tra Meloni e Eisenberg potrebbe essere un segnale

Trump punta sui sovranisti (e su FdI): ecco le mosse Usa per l'Italia

L'amministrazione Trump ha da sempre gli occhi puntati sui movimenti sovranisti in Europa. Non per semplici "affinità elettive", ma per interessi strategici a medio e lungo termine molto più rilevanti. La presidenza di Donald Trump si è da sempre concentrata sulla necessità di riequilibrare l'Europa, ultimamente troppo aderente ai sogni della Germania e alla sua politica commerciale. Ed è chiaro che partiti che vogliono sfidare l'Unione europea, ormai trasformatasi nel moltiplicatore di potenza di Berlino e Parigi, non possa che essere in linea con quello che vogliono gli Stati Uniti.

Se il discorso vale per tutta l'Europa, vale in particolare anche per l'Italia, dove il vento sovranista soffia da tempo e dove è possibile che nei prossimi mesi possa formarsi un governo in cui la maggioranza sia composta in particolare da forza dichiaratamente critiche nei confronti dell'Unione europea. Trump aveva provato a blindare l'asse con la Lega già durante l'esperienza del governo giallo-verde: l'esperimento sovranista/populista piaceva all'amministrazione americana, che vedeva nell'alleanza tra Lega e Cinque Stelle un ottimo ponte critico verso Bruxelles e l'asse franco-tedesco.

La prova di questo legame era data sia dalla vicinanza di Giuseppe Conte con Trump che dai viaggi di diversi esponenti leghisti negli Stati Uniti (Guglielmo Picchi, Giancarlo Giorgetti, lo stesso Matteo Salvini): ma i tentennamenti pentastellati su diversi dossier, l'apertura verso la Cina, e i dubbi sui presunti legami tra Russia e Lega hanno fatto cambiare la percezione dell'amministrazione americana. Cambiamento di percezione che non significa abbandono dell'attenzione sul Carroccio (fin troppo importante in termini elettorali), ma allargamento dello spettro sul sovranismo italiano. E in questo spettro, rientra anche Fratelli d'Italia.

L'interesse per Meloni

Il partito di Giorgia Meloni inizia a interessare dalle parti di Washington. Il viaggio della stessa leader di FdI al convegno Cpac di marzo (l'importantissima convention dei conservatori americani) era già stato un segnale chiaro. Ma adesso c'è qualcosa in più. Nei giorni scorsi, Repubblica spiegava un retroscena interessante: la leader di Fratelli d'Italia avrebbe incontrato a Villa Taverna, a Roma, l'ambasciatore statunitense Lewis Eisenberg. Un incontro che fonti di Fratelli d'Italia a ilGiornale.it "non confermano né smentiscono" e che in ogni caso indica che qualcosa è cambiato nelle attenzioni Usa verso la destra italiana. FdI oggi viaggia intorno al 10% dei consensi e Giorgia Meloni, come confermato dai recenti sondaggi, inizia a sfidare proprio Salvini tra i leader più apprezzati dagli elettori.

Dinamiche che ovviamente non passano inosservati a chi, come gli Stati Uniti, hanno dei piani strategici molto seri nei confronti dell'Italia e dell'Europa. E per questo vogliono capire "con chi hanno a che fare". Un interesse che adesso è rivolto anche a un partito che rientra in quella galassia verso cui Trump presta da sempre particolare attenzione. Ed è un attenzione che ovviamente FdI sa di aver catalizzato, pur con alcune importanti premesse. Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo, ha spiegato a ilGiornale.it che i legami del partito con i conservatori statunitensi esistono e hanno diverse sfaccettature, in particolare riguardo il rispetto del ruolo della famiglia, dei valori tradizionali e della tutela della sovranità nazionale. Ma sono legami che, come spiega Fidanza, riguardano anche temi estremamente più pragmatici e strategici per gli Stati Uniti, l'Italia e l'Europa.

FdI e Trump

La convergenza fra amministrazione Trump e FdI (ma in generale verso i sovranisti) riguarda infatti anche la sfida al surplus commerciale tedesco, così come i timori nei confronti dell'avanzata cinese. Anzi, proprio sul fronte della Via della Seta, il partito di Giorgia Meloni si è sempre posto in maniera critica, in questo confermando l'asse con Nato e Stati Uniti. Assi che si ripercuotono anche nel campo della Difesa, visto che lo stesso Fidanza ha chiarito che la strategia di FdI è quella di rispettare l'Alleanza atlantica ma anche promuovere una difesa europea che non sia a guida francese. Cosa che adesso sta diventando realtà grazie alla Forza di intervento voluta da Emmanuel Macron.

Convergenze importanti che però hanno anche dei paletti su cui FdI appare chiaro. Fidanza ricorda ad esempio la contrarietà del partito alla politica mediorientale dei precedenti governi Usa, in particolare nella guerra in Siria. E anche sul fronte russo, quel fronte che invece sembra essere costato caro a Salvini, la posizione di FdI è netta: fine delle sanzioni ma anche fare il possibile per evitare che l'Europa chiuda a Mosca lasciando che essa si schiacci verso la Cina. Una posizione strategica che sicuramente piace a Trump. E che anche per questo potrebbe avere interesse nell'approfondire il sostegno al partito dopo aver sondato il terreno con Steve Bannon.

L'impressione è che possa essere un momento di svolta nei rapporti tra la destra italiana e il governo Usa.

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