Trump rimonta ancora, Hillary adesso trema e schiera anche Obama

L'ex first lady in difficoltà punta sulla spinta del presidente. Candidati divisi da due punti

Trump rimonta ancora, Hillary adesso trema e schiera anche Obama

Soltanto una settimana fa Hillary Clinton riteneva ormai quasi archiviata la partita per le presidenziali, ma quando mancano quattro giorni al voto che consegnerà ad uno dei candidati le chiavi della Casa Bianca, è sempre più chiaro che per l'ex first lady il cammino verso Pennsylvania Avenue è tutt'altro che una passeggiata. Il rivale repubblicano Donald Trump è in grande rimonta rispetto a prima della bufera scatenata dall'Fbi, con la decisione di riaprire le indagini sull'emailgate, tanto da aver provocato un intervento a gamba tesa da parte del presidente Barack Obama.

Adesso il tycoon fa davvero paura: secondo la media dei principali sondaggi di RealClearPolitics a dividere i due rivali sono meno di due punti percentuali, con la candidata democratica al 47% e Trump al 45,3%. Ma il miliardario newyorkese negli ultimi giorni ha guadagnato terreno anche in quasi tutti gli «swing state», gli indecisi, determinanti per la vittoria finale. E anche sul fronte del numero dei grandi elettori Trump è in recupero: per conquistare la Casa Bianca ne servono almeno 270 su 538 e ora il tycoon - afferma RealClearPolitics - ne avrebbe assicurati 180, contro i 226 di Hillary. Negli stati in bilico resterebbero dunque in palio 132 grandi elettori, ma assegnando i «battleground state» a chi attualmente è in vantaggio nei sondaggi, Trump è arriverebbe a quota 265, Clinton a 273.

Una situazione decisamente allarmante per l'ex first lady, che ha spinto Obama ad un tour de force tra gli indecisi per blindare quanti più voti possibile. «Gli elettori americani possono, e devono assolutamente, fermare Donald Trump», è l'appello lanciato da Obama a Miami, in quella Florida che sembra invece più vicina al re del mattone. «Lui non è assolutamente qualificato, lo Studio Ovale non è uno scherzo o un reality show», ha continuato il Commander in Chief uscente, assicurando ai sostenitori di Hillary: «Se vinciamo in Florida vinciamo queste elezioni».

Intanto è riapparsa anche Melania Trump, salita sul palco a Philadelphia per convincere le donne a votare il marito. Si tratta della prima (e unica) apparizione dell'ex modella slovena, che ha tenuto un profilo decisamente basso dopo la polemica sul suo discorso copiato da Michelle Obama alla Convention di Cleveland. Proprio le donne, però, tornano a turbare il miliardario newyorkese: mercoledì infatti è spuntata una causa in cui Trump viene accusato di aver violentato una minorenne nel 1994. La giovane che lo ha denunciato aveva convocato una conferenza stampa, poi però l'ha annullata poiché il suo avvocato ha detto che «ha ricevuto delle minacce e ha paura». Il New York Times, invece, continua a scavare tra i documenti finanziari relativi al tycoon, rivelando che The Donald sarebbe un business man molto meno capace di quello che vuol far credere. Secondo il giornale della City, infatti, i numeri resi noti da Trump sui profitti non sarebbero effettivamente i soldi che ha in tasca, ma una cifra lorda che non tiene conto di mutui ed altre enormi spese.

Ma nemmeno Hillary è immune dalla sua rivelazione quotidiana: ancora una volta si parla di Fbi, questa volta in relazione alla lite interna fra agenti pro e contro l'apertura di un'indagine sulla «Clinton Foundation» nel 2015.

Secondo il Washington Post il Bureau era in possesso di alcune registrazioni segrete di conversazioni ritenute sospette ed emerse da altre indagini per corruzione. I procuratori che si dovevano occupare del caso, però, ritennero le prove senza valore e non se ne fece più nulla.

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