New York - La Silicon Valley finisce nel mirino di Donald Trump: vittima del consueto affondo quotidiano del candidato alle primarie repubblicane questa volta è il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, per le sue posizioni inclusive in materia di lavoratori immigrati. Il miliardario newyorkese attacca senza mezzi termini il guru dei social network, reo, a suo avviso, di voler concedere visti lavorativi agli stranieri che aspirano ad occupare una posizione nella Silicon Valley, penalizzando gli americani ed in particolare le donne ed i giovani. Zuckerberg chiede infatti una politica più aperta sull'immigrazione, e in particolare vuole più visti H-1B a disposizione dei big dell'hi-tech, in modo che possano assumere un maggior numero di lavoratori specializzati stranieri.
L'esatto contrario di quanto assicura di fare Trump una volta che sarà eletto presidente. Il piano anti-immigrati clandestini del magnate prestato alla politica prevede che le aziende che hanno dipendenti con visto di lavoro H-1B paghino molto di più, così da essere incoraggiate a scegliere gli americani. Inoltre, è previsto che i posti di lavoro nel settore tecnologico siano offerti ai disoccupati a stelle e strisce prima che agli stranieri titolari di un permesso lavorativo. «Questo permetterà di aumentare il numero di afroamericani, ispanici e donne nella Silicon Valley - chiosa Trump -. Mentre Marco Rubio, il “senatore personale” di Mark Zuckerberg, ha un piano che prevede di triplicare i visti H-1B, decimando donne e minoranze».
Per il candidato del Grand Old Party ci sono tanti laureati statunitensi nel settore Stem - scienza, tecnologia, ingegneria e matematica - che potrebbero essere assunti da Zuckerberg e dai suoi colleghi Big dell'hi-tech, i quali invece preferiscono gli stranieri per pagare salari più bassi. La teoria trova in parte riscontro nei dati snocciolati da Ron Hira, docente di politiche pubbliche alla Howard University. Il professore, intervistato dalla Cnn, spiega infatti che lo stipendio dei lavoratori con visto H-1B è inferiore del 20-45 per cento rispetto agli americani. «Non dico che si dovrebbe eliminare il programma degli H-1B - afferma -. Il problema è che se ne sta abusando, ed è una fonte di manodopera a basso costo». Di tutt'altro avviso è invece Zuckerberg, il quale ha anche creato Fwd.us, un gruppo di pressione che chiede una riforma dell'immigrazione e maggiore libertà di assumere lavoratori specializzati stranieri. Sino ad ora né lui né Fwd.us hanno risposto alle accuse di Trump.
Quello del magnate, però, è un affondo a 360 gradi: sulla graticola non c'è solo Zuckerberg, ma anche la sua potenziale rivale democratica in una eventuale corsa alla Casa Bianca, l'ex first lady Hillary Clinton. In una intervista alla Nbc, Trump ha detto che «sarebbe un miracolo» se Hillary potrà continuare il cammino verso le presidenziali, a causa delle polemiche sul cosidetto «email-gate». Proprio ieri, il portavoce del Dipartimento di Stato, John Kirby, ha affermato che sono almeno 305 le email della Clinton che potrebbero contenere informazioni secretate e che dovranno essere ulteriormente esaminate dalle agenzie federali, ma l'ex titolare di Foggy Bottom schiva il colpo e passa all'attacco.
Dopo aver trascorso settimane nelle mire delle critiche dei repubblicani, l'ex first lady replica duramente, assicurando che non si lascerà «infangare». E, facendo leva sull'ironia, aggiunge: ora ho un account SnapChat, «mi piace e lì i messaggi si cancellano da soli».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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