Hollande finge di non vedere l'attacco jihadista

Due attentati al grido di Allah hu Akbar, forse sono opera di squilibrati come predicano ora le voci politically correct: ma sono balordi che appartengono a quel disgustoso universo fantasmatico che ci inonda di stragi di innocenti

François Hollande in conferenza stampa
François Hollande in conferenza stampa

Due attentati al grido di Allah hu Akbar, e il secondo anche nel nome dei «bambini palestinesi», forse sono opera di squilibrati come predicano ora le voci politically correct: ma sono balordi che appartengono alla famiglia dello squilibrato di Sydney, dei due matti canadesi, a quel disgustoso universo fantasmatico che ci inonda di stragi di innocenti.

In Francia è accaduto in due puntate consecutive, a Digione nella Francia occidentale e ieri a Nantes due episodi identici: un uomo si lancia con l'auto sulla folla urlando il nome di Allah. Domenica a Joue le Tours un convertito all'islam, con bandiera dell'Isis su Facebook, che accoltella i poliziotti. A Digione il pm sostiene che «non è assolutamente un attacco terroristico» quello dell'auto. Ma anche se era stato più di 100 volte all'ospedale psichiatrico, lo squilibrato non si era dimenticato di portarsi dietro tutte le medicine in caso d'arresto. Le Figaro è sicuro che il terrorista avesse un piano, che programmasse di attaccare soldati o poliziotti, e che abbia ripiegato. Mentre la polizia alza il livello di allarme, Hollande invita a non cedere al panico. Ma squilibrati a parte, all'inizio della settimana la polizia ha smantellato 13 cellule di reclutamento dell'Isis. Il numero dei francesi arruolati è raddoppiato nel corso di un anno, arrivando almeno a 1200. La Francia ha la più grande popolazione musulmana d'Europa, 5-6 milioni, e 2.125 luoghi di culto. Questo non è strano o riprovevole. Ma l'incrocio fra questa realtà e un furioso integralismo cinematografico, come ha detto il giornalista Jurgen Todenhofer che ha appena concluso il primo reportage sugli uomini dell'Isis, ci pone «di fronte alla più grande strategia di pulizia religiosa mai vista nella storia» condotta con «un entusiasmo quasi estatico».

La Francia ne conosce già svariate espressioni: a maggio un francese di 29 anni, Mehdi Nemmouche, ha ucciso tre persone e ferito gravemente un'altra al museo ebraico di Bruxelles; nel 2013 un soldato francese è stato accoltellato alla Defense, a Parigi, e questo proprio nei giorni in cui veniva aggredito anche un soldato inglese a Londra; l'11 marzo 2012, Mohammed Merah ha prima ucciso tre soldati, e poi ha fatto strage di tre bambini ebrei e di un adulto alla scuola ebraica di Tolosa; nel 2006 veniva ritrovato a Parigi il corpo di Ilan Halimi, un ragazzo ebreo torturato per settimane dalla banda islamista di Youssuf Fofana. Erano dei balordi gli assassini? Si. Erano possibili squilibrati, delinquenti? Anche. È irrilevante il fatto che fossero estremisti islamici? Che fossero eccitati dalla svolta aggressiva? Assolutamente, no.

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