Turchia, golpe militare: destituito Erdogan

Carrarmati ad Ankara, volano gli F16, legge marziale. I ribelli: «Ripristiniamo i diritti del popolo»

«Abbiamo preso il potere e il controllo di tutto il Paese per proteggere l'ordine democratico e far rispettare i diritti umani. Gli accordi e gli impegni internazionali della Turchia restano validi», annuncia alle 22.33 italiane lo stato maggiore dell'esercito turco. «Un Consiglio della Pace assicurerà la sicurezza della popolazione e una nuova costituzione sarà preparata a breve», recita un comunicato. Destituito il presidente Recep Tayyip Erdogan, che però sarebbe al sicuro, forse a Bodrum. Secondo un sito russo avrebbe cercato di scappare verso l'aeroporto di Istanbul.

Spenta la tv di Stato, bloccati tutti gli aeroporti e cancellati tutti i voli, chiusi due ponti sul Bosforo dall'Anatolia verso l'Europa, oscurati i social network. I militari nelle strade di Istanbul hanno intimato alla gente di rientrare nelle case perché sarebbe in corso «un coprifuoco» e sarebbe stata proclamata la legge marziale. E contemporaneamente il sindaco di Ankara Ibrahim Melih Gokcek lanciava attraverso Twitter un appello ai cittadini: «Tutti in strada». La Turchia piomba nel caos, alle porte dell'Europa.

«Si tratta di un gruppo interno all'esercito, che si è sollevato» e i militari hanno «circondato alcuni importanti edifici», così il premier turco, Binali Yildirim, ha descritto il tentativo di colpo di Stato nel Paese. «Non faremo concessioni sulla democrazia», ha sottolineato. «In Turchia è in corso un tentativo di colpo di Stato», aveva detto poco prima alla tv turca il premier Yldrm affermando che il suo governo non lo avrebbe consentito, avvertendo che i responsabili «pagheranno il prezzo più alto», «anche se ciò dovesse comportare dei morti». «Il governo eletto dal popolo resta in carica. Questo governo lascerà solo quando il popolo lo deciderà», ha aggiunto. Media locali sin da ieri sera hanno riferito di un'inusuale attività militare ad Ankara e a Istanbul. Colpi d'arma da fuoco erano stati avvertiti ad Ankara, mentre aerei da guerra ed elicotteri sorvolavano la capitale turca e Istanbul. Mezzi blindati delle forze di sicurezza sono stati schierati su due ponti sul Bosforo chiusi al traffico civile mentre F-16 ed elicotteri dell'esercito turco sorvolano a bassa quota l'area. Un elicottero d'attacco dell'esercito ha aperto il fuoco contro la sede dell'intelligence ad Ankara. I soldati dell'esercito turco hanno bloccato e perquisito le pattuglie della polizia, e ci sarebbero stati scontri a fuoco in strada tra membri dell'esercito e della polizia. Una forte esplosione è risuonata in un centro di addestramento delle forze speciali della polizia turca ad Ankara, nel quartiere di Golbasi. Soldati turchi avrebbero assaltato la sede centrale del dipartimento di polizia di Istanbul, intimando agli agenti di consegnare le armi.

L'ambasciatore d'Italia Luigi Mattiolo ha fatto diffondere tramite la rete di comunicazione via sms il consiglio ai tanti italiani presenti in Turchia di restare in casa e di non uscire in strada fino a nuove disposizioni. Intanto si registravano le prime reazioni anche in Italia. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha seguito gli sviluppi della situazione in contatto con la Farnesina e con le capitali europee. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha reso noto sul suo profilo Twitter che «l'Unità di crisi sta contattando i connazionali invitandoli a restare a casa». «Avere una Turchia stabile è importante. Quello che sta accadendo mi preoccupa molto», ha ammesso il ministro dell'Interno, Angelino Alfano.

Prima del golpe di ieri ad opera dei militari, custodi dell'ortodossia laica del fondatore della Turchia moderna, Mustafa Kemal Ataturk, ostili al governo del partito islamista «moderato» Akp del presidente Erdogan, il Paese di colpi di Stato ne ha subiti altri quattro.

Il 27 maggio 1960 il generale Cemal Gursel rimosse il presidente Cemal Beyar ed premier Menderes che fece giustiziare. Il sistema civile venne ripristinato nell'ottobre del 1961. Il 12 settembre 1980 invece il nuovo golpe militare guidato dal generale Ahmet Kenan Evren, che instaurò una dittatura militare che durò fino al 1982.

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