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Tutte le colpe di Conte

I politici sbagliati, le nomine sbagliate e le politiche sbagliate. Da quando si è prestato alla politica, Conte ha inanellato una lista infinita di errori. Che l'Italia continua a pagare

Tutte le colpe di Conte

Giuseppe Conte si lamenta, sbatte i pugni sul tavolo, si fionda a convocare d'urgenza un consiglio straordinario del Movimento 5 Stelle. Poi, al termine dell'incontro, si mette a favor di telecamere e attacca la sua stessa maggioranza: "Di fatto si è formata una nuova maggioranza da Fratelli d'Italia a Italia Viva". Ne ha anche per Mario Draghi: "Era stato avvertito già ieri - incalza - spetta a lui la responsabilità di tenere in piedi questa maggioranza". L'addio al governo, almeno per il momento, non è in agenda perché, al netto degli slogan dell'avvocato del popolo ("Noi non ambiamo a nessun incarico o poltrona"), nessuno tra ministri e sottosegretari ha intenzione di schiodare.

Dopo settimane di distinguo anti-atlantisti e ammiccamenti pro Cremlino, l'elezione di Stefania Craxi a presidente della commissione Esteri del Senato al posto del grillino filorusso Vito Petrocelli è la conclusione più ovvia di una balletto che si era tirato sin troppo per le lunghe e che ha un unico colpevole: lo stesso Giuseppe Conte. C'è un tweet invecchiato male sul profilo di Petrocelli. La fotografia postata lo vede fianco a fianco dell'allora presidente del Consiglio. Risale al 15 ottobre 2018, ai tempi dell'alleanza gialloverde. Sopra lo scatto lo slogan evocativo: "Due #populisti". Oggi il numero uno dei Cinque Stelle finge di disconoscerlo. Ha persino promesso di cacciarlo. In realtà, da quando è stata pronunciata, la sua espulsione, al pari delle altre quindici fioccate contro i ribelli che non hanno votato la fiducia al governo Draghi, è rimasta lettera morta. Colpa, dicono, dei ricorsi che potrebbero piovere addosso al movimento. Ma, al di là delle scartoffie legali che l'ex premier si troverebbe a sbrogliare, la verità è che la parabola di "Petrov" il russo rappresenta plasticamente la parabola di Conte e di tutti i suoi errori.

Per quanto oggi lo disconoscano, Petrocelli e la sua ideologia rappresentano a pieno il Dna pentastellato. È stato proprio in virtù della sua vicinanza di intenti con il Cremlino che nel 2018 venne nominato presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama e che l'anno dopo, cambiato il colore della maggioranza da gialloverde a giallorosso, venne blindato dai Cinque Stelle e riconfermato col benestare del Pd. Dopo il tweet del 25 aprile ("Buona festa della LiberaZione"), Conte si è messo a fare l'inorridito ("Il 25 aprile è una ricorrenza seria. Certe provocazioni sono inqualificabili") ma il Petrocelli di oggi è lo stesso Petrocelli di ieri. Come il M5S di oggi è lo stesso M5S. Tanto che, incapace di imparare dai suoi stessi errori, il primo nome proposto per mettere una pezza al compagno Petrov è stato quello di Gianluca Ferrara, altro parlamentare filorusso che nel 2019 era volato a Mosca per parlare davanti alla Duma. Subito bruciato, Conte aveva ripiegato su un suo fedelissimo, Ettore Licheri, già bocciato in passato quando aveva provato a piazzarlo come capogruppo. Nel frattempo, poi, è scoppiato il caso dell'ultimo post sul blog di Beppe Grillo che ha sparato a zero contro Onu e Stati Uniti incassando nell'imbarazzo generale like e retweet di Petrocelli. Così non deve stupire se, appena i numeri lo hanno permesso, la guida della commissione Esteri del Senato è stata strappata dalle mani dei grillini e affidata a un nome di alto profilo come quello della Craxi.

Da quando si è prestato alla politica Conte ha inanellato una lista infinita di errori. Quella di Petrocelli non è stata l'unica nomina sbagliata. Che dire degli ex ministri Bonafede, Toninelli e Azzolina? E Mister mascherina Arcuri? Anche gli ammiccamenti a Putin non è stato l'unico sbandamento imputabile all'ex premier. Che dire la passione per la Cina? E le politiche assistenzialiste? E la fregola di mettere nuove tasse? E tutti i "no" che hanno bloccato e che bloccano il Paese?.

Purtroppo l'Italia e gli italiani ne hanno fatto esperienza in passato quando il M5s era al governo e continuano a pagarne le conseguenze oggi.

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