
Si globalizza tutto tranne le elezioni, così pare. Nelle Marche ha vinto il centrodestra e ha perso il centrosinistra, eppure da due giorni c'è il Fatto Quotidiano (cioè i Cinque Stelle, anzi Quattro senza Grillo) secondo il quale no, ha vinto l'astensione. Qualche titolo e occhiello: "Vince l'astensione", "Disastro affluenza", "Astensione killer", "Urne vuote e piazze piene", con riferimento ai Propal che sono una "Marea che nessuno sfrutta"; ci sono anche dei tentativi di analisi genere "La comunicazione è scadente", "Chi sciopera per Gaza non si fida ancora", "la politica è prigioniera dei talk show" e altre tesi originali.
Un quotidiano che apre ogni giorno con la politica estera, forse, potrebbe alzare il naso oltre Senigallia e guardare come sta andando questo genere di competizioni nel resto del Continente: si accorgerebbe che l'astensione in Europa è mediamente peggiore, e che, dunque, ci va ancora bene, non ci sono troppi "killer" o "disastri" da evocare ogni volta che si perde.
Mettiamo dunque a confronto l'astensione registrata alle nostre Regionali con quelle rilevate nei Paesi dell'Unione in altre elezioni regionali o assimilabili. Non si tratta di numeri perfettamente sovrapponibili perché ogni ordinamento assegna poteri diversi ai governi locali, e usa sistemi elettorali differenti, ma il dato comparativo dà una misura. In Italia, per cominciare, la partecipazione si è attestata poco sopra il 50% (quindi un'astensione attorno al 48-49%) e non sono numeri buoni in assoluto, ma neppure un collasso come altrove. In Francia, alle regionali del 2021, si è toccato il fondo: affluenza al 33,3% al primo turno e astensione al 66,7%, la più alta mai registrata sotto la Quinta Repubblica. In Spagna i dati oscillano: in Galizia nel 2024 ha votato il 56,3% (astensione 43,7), nei Paesi Baschi il 60% (astensione 40), in Catalogna il 55,3% (astensione 44,7) che sono numeri non lontani dai nostri, ma con punte peggiori. In Polonia, alle elezioni dei sejmiki regionali del 2024, l'affluenza è stata 51,9%, quindi l'astensione al 48,1: praticamente la metà dell'elettorato non ha partecipato. Nei Paesi Bassi, alle provinciali del 2023, l'affluenza è stata 58,6% (astensione 41,4) che in effetti è un dato lievemente migliore del nostro, ma che non fa primavera. La fa invece in Germania e in Austria, dove le astensioni vanno da un minimo del 25,6 al un massimo del 43,1 anche perché i governi dei Länder hanno forti poteri e questo gli elettori lo sanno: nel 2024 la Sassonia, la Turingia, il Brandeburgo e il Land di Brema hanno avuto un'astensione del 25,6, 26,4, 27,1 e 43,1: che è sopra la media Ue. In questo quadro, conclusione, l'Italia si colloca a metà strada: non è più la democrazia dei seggi pieni ma non è nemmeno il cimitero elettorale francese. Le nostre Regioni mobilitano ancora metà del corpo elettorale: che è quanto basta per non parlare di "astensione killer" e per dire che gli italiani non hanno ancora abbandonato del tutto il rito del voto regionale.
Con realismo possiamo dire che il nostro elettorato oscilla tra rassegnazione e senso civico, che non è un buon segno, si capisce, ma nemmeno la fine della partita: è il sintomo di un rapporto incrinato con la politica ma non è ancora un divorzio consumato, tipo quello che i Cinque Stelle stanno vivendo al loro interno oltreché nelle urne.