Il cambio e quel "segreto": tutto sull'auto del Presidente della Repubblica

La storia della vettura che ha già trasportato 10 capi di Stato è costellata di aneddoti e leggende: ne esistono solo 4 esemplari, anche se un quinto venne donato alla Regina Elisabetta

Il cambio e quel "segreto": tutto sull'auto del Presidente della Repubblica

Di certo, al momento, c'è solo che il prossimo Presidente della Repubblica viaggerà, come da tradizione, a bordo della supercabriolet Lancia Flaminia 335 per il suo viaggio di insediamento.

Un'auto iconica, di cui ne esistono appena 4 esemplari, disegnata nel 1960 dalla leggendaria mano di Giovanni Battista "Pinin" Farina che la realizzò più larga e con un passo ben più lungo dell'originale (287cm) già inaugurato un anno prima. L'allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, lancista di ferro, ne sognava una più lunga e confortevole, che difatti misura 335cm (gli stessi da cui prende il nome). Il suo sogno si materializzò il 27 aprile nel 1961, quando le gemelle verniciate di blu notte Belvedere, Belfiore, Belsito e Belmonte (nomi di Purosangue come da tradizione del carrozziere ma soprattutto ispirati ai gioielli delle Scuderie del Quirinale) videro la luce. Da quell'anno, guarda caso, il carrozziere ottenne dall'allora Ministro della giustizia Guido Gonella di cambiare ufficialmente il suo cognome in Pininfarina. Segno evidente che Gronchi avesse apprezzato il lavoro.

In occasione della visita in Italia della Regina Elisabetta nel maggio del '61, Gronchi ebbe così la possibilità di "pensionare" la vecchia Fiat 2800 cabrio ministeriale del 1939 e sfoggiare di fronte ai reali inglesi la "nostra Rolls-Royce". Per quella prima uscita ufficiale, la Flaminia con Gronchi e la Regina era "scortata" da una delle gemelle con a bordo il principe Filippo.

La leggenda narra che il duca di Edimburgo rimase così estasiato dalle forme della Flaminia e dalla pelle inglese Connolly (la stessa della Rolls-Royce) che rivestiva i sedili che "infastidì" durante tutta la cena di gala Gronchi con la sua ammirazione per la Flaminia. Il Presidente, per tutta risposta, ne inviò una, la quinta, a Buckingham Palace, passata così alla storia col nome ufficioso di "Belsedere".

Il peso stimato è di circa due tonnellate con motore a benzina da 2.7 litri. I tre modelli cabrio hanno la capote in tela rigida ripiegabile con meccanismo idraulico, mentre il quarto ha sempre la capote in tela seppur non apribile. Ma non solo. Tra i segreti "meccanici" c'è la rapportatura del cambio appositamente modificata, poiché l'auto doveva essere pensata per i cerimoniali e quindi per sfilare nelle parate a bassa velocità. Oltre alla perfetta regolarità di marcia, l'auto deve assicurare il funzionamento del motore in ogni occasione, ed evitare di "lasciare a piedi" il Presidente, così sono state aggiunte una pompa della benzina elettrica e una bobina di riserva.

Sono le finiture, però, il vero tratto distintivo dell'auto, con materiali di pregio e dotazioni di bordo fantasiose per l'epoca come come il tipico divisorio trasparente tra il compartimento per l’autista e la zona posteriore dell'abitacolo o l'interfono montato sul lato destro del Presidente, degno di una vera limousine, che gli consentiva comunicare con l'autista, o ancora i due autoradio Voxson, probabilmente mai accesi. Nel vano posteriore la configurazione è a 5 posti e prevede in più due strapuntini.

Nella storia delle puledre del Quirinale è compreso anche un momento d'oblio, quello in cui caddero dopo il loro pensionamento nel 1982. Fu Carlo Azeglio Ciampi, poi, a ripristinarne l'utilizzo per gli eventi ufficiali.

Il prossimo Presidente della Repubblica che ospiterà sarà l'undicesimo di una storia davvero gloriosa (oltre Gronchi e Ciampi ha trasportato Antonio Segni, Giuseppe Saragat, Giovanni Leone, Sandro Pertini, Francesco Cossica, Oscar Luigi Scalfaro, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella). Ma nel corso della sua lunga carriera sono saliti sulla Flaminia presidenziale capi di stato come John Fitzgerald Kennedy (1963).

Sarà una tra Belfiore e Belvedere a guidare il Capo dello Stato a rendere omaggio al sacello del Milite Ignoto e poi al Quirinale, mentre la Belsito è esposta

nel museo storico della Motorizzazione militare di Roma. Belmonte, infine, accuratamente restaurata, è dal 2001 in mostra nel Museo dell’Automobile di Torino. Su "Belsedere", invece, ancora oggi c'è il più stretto riserbo.

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