L'America di Trump straccia il trattato missilistico con i russi, che aveva firmato l'America di Reagan. È una decisione, e una notizia, di portata planetaria che sta suscitando reazioni in tutto il mondo, quasi tutte negative. Il Cremlino ha deciso di commentare per bocca di un vice ministro, Sergei Riabkov, il quale si limita a considerare il ritiro «un passo molto pericoloso». I russi sono cioè freddi, ma non reagiscono con toni bellicosi. Sono in molti a pensare, sia negli Stati Uniti che a Mosca, che Donald Trump stia smarcandosi dalle accuse di essere «una marionetta di Putin», ritornello ripetuto dai democratici alla vigilia delle elezioni di medio termine che diranno se l'attuale Presidente è un vincitore o un loser, un perdente che ha concluso un ciclo. Il trattato dal quale Donald Trump ha annunciato di voler uscire («I trattati sono solo pezzi di carta» diceva il Cancelliere tedesco Bismarck) riguarda i missili cioè fino a 5.000 chilometri, non quelli intercontinentali. Si tratta dell'Intermediate-range Nuclear-forces che fu firmato alla fine della guerra fredda dal presidente Ronald Reagan e da quello sovietico Michael Gorbaciov, oggi 87enne. Gorbaciov di fatto si arrese agli Usa quando il presidente Reagan lo mise di fronte alla scelta: se accettare di dissanguarsi per finanziare la corsa ai costosissimi armamenti delle «Guerre Stellari» o dichiarare bancarotta, dare il «liberi tutti» agli Stati satelliti dell'Unione Sovietica in Europa orientale e accettare un ruolo di secondo livello nel mondo. La scelta di Gorbaciov è nota. Abbatté il Muro di Berlino e aprì la strada al suo successore Boris Eltsin che dichiarò morta la stessa Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. È dunque degno di rilievo il fatto che ieri lo stesso Gorbaciov abbia rilasciato una dichiarazione assolutamente negativa per l'iniziativa di Trump, ma anche lui senza alzare troppo i toni: ha sottolineato la «mancanza di saggezza» dell'attuale amministrazione, ma senza scomporsi. L'antico scenario è ormai lontano.
Alla Casa Bianca sta «un uomo nuovo» che con non ha fatto che sparigliare le carte e capovolgere scenari, mentre al Cremlino, dopo un turbolento periodo dominato dagli oligarchi, siede Vladimir Putin con il potere saldamente in mano e una serie di vittorie strategiche e diplomatiche nel carniere. Putin stesso aveva negli ultimi anni dato segni di insofferenza per i vecchi trattati nucleari mostrando con orgoglio nuove armi russe «in grado di distruggere territori grandi come il Texas o la Francia». Ma l'accordo globale aveva finora retto. Che cosa dunque si propone Trump di ottenere uscendo dall'Inf? È possibile che questa uscita preluda a una rottura totale dell'equilibrio fra Mosca e Washington? Se ciò accadesse, salterebbero presto anche i trattati sulle armi nucleari intercontinentali e spaziali come chiede da tempo l'apparato militare-industriale americano che vuole carta bianca per allestire costosissimi sistemi nucleari orbitali con basi anche sulla Luna. Per il momento si tratta dei soli missili a medio raggio e la cosa ha fatto infuriare la Merkel che ha usato l'aggettivo «disastroso» per qualificare la scelta di Trump. La Germania è molto sensibile alla questione dei missili a medio raggio che garantiscono le sue frontiere. E questa sembra una delle chiavi: Trump accusa da un anno i tedeschi di arricchirsi a spese degli americani chiamati a pagare di tasca loro l'equilibrio in Europa.
Trump vuole sgretolare l'Europa a trazione tedesca e dà sponda ad ogni forza antieuropea, compreso il governo italiano. E ripete che l'America non si considera più la balia dei suoi alleati, soprattutto tedeschi, che risparmiano sulla difesa a scapito dei contribuenti americani.
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