"È scandaloso che un social decida chi parla e chi no"

Il filosofo riflette sul comportamento dei social: "Sono dei privati, non possono togliere la parola"

"È scandaloso che un social decida chi parla e chi no"

È durissimo il giudizio del filosofo Massimo Cacciari in merito alla politica adottata dal social network Twitter, che ha scelto di fatto di censurare il profilo del presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump. Un giudizio, quello dell'ex sindaco di Venezia, non certo un sostenitore del tycoon, che dovrebbe far riflettere.

Ha fatto in effetti discutere in questi ultimi giorni il comportamento di alcune delle principali piattaforme social: Twitter e Facebook, in particolar modo, ma anche Snapchat e TikTok, hanno deciso di togliere la voce la Trump. Una scelta che, se da una parte ha riscosso l'approvazione di certi personaggi che pure si dichiarano paladini della democrazia, ha fatto sorgere più di qualche preoccupazione in chi ha invece visto nella presa di posizione dei social un comportamento quantomento inquietante. "Ha dell'incredibile che un'impresa economica la cui logica è volta al profitto, come è giusto che sia, possa decidere chi parla e chi no. Non è più neanche un sintomo. È una manifestazione di una crisi radicale dell'idea democratica e che alcuni democratici non lo capiscono vuol dire che siamo ormai alla frutta", ha dunque affermato senza mezzi termini Massimo Cacciari ai microfoni di Repubblica.

In ogni caso, per quanto Facebook e Twitter abbiano deciso di silenziare Trump, quest'ultimo, ha ricordato Cacciari, non sparirà certo nel nulla: "Continuerà a parlare sui giornali, alle televisioni, è evidente che continuerà a parlare. Mica sto piangendo sulle sorti di Trump. È una questione di principio". Il filosofo, in ogni caso, ha condannato le parole di Trump, colpevoli di aver potuto in qualche modo portare agli scontri avvenuti a Washington. I social network, tuttavia, avrebbero dovuto comportarsi in maniera diversa. "Sono dei privati, non possono togliere la parola". In caso contrario, ha continuato Cacciari, Twitter e Facebook dovrebbero allora stabilire delle regole precise, un codice etico in base al quale venga stabilito chi può usufruire delle loro piattaforme e chi no. "Se non c'è una struttura politica che decide un controllo preciso su questi strumenti di comunicazione e di informazione decisivi ormai per le sorti delle nostre democrazie, è evidente che saranno gli Zuckerberg di questo mondo a decidere delle nostre sorti", ha spiegato. Il rischio che possano esserci atri casi di questo tipo non può essere escluso. Oggi è toccato a Trump, ma domani? "È inconcepibile che quei mezzi siano proprietà di un privato che decide o meno il mio accesso al mezzo, senza alcuna possibilità di appello del pubblico, senza alcuna forma di controllo", ha ribadito Cacciari. E ancora: "Serve un'autorità politica legalmente costituita che, sulla base di principi della costituzione di quel Paese, può decidere se Trump non ha più accesso ai mezzi di comunicazione. Perché? Perché incita all'odio, alla violenza, perché è nazista, perché è razzista. E sulla base di principi costituzionalmente sanciti, o con mezzi analoghi a quelle che noi chiamiamo costituzioni, interviene".

Il timore è che la cosa possa sfuggire di mano: "Se pensiamo che i Trump si sconfiggano così, saluti", ha

commentato Cacciari, prima di chiudere con una riflessione:"Non è che noi possiamo decidere su questioni di principio in termini occasionali, quello ci piace allora parla, quell'altro non parla. Ma siamo pazzi?".

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