Uccisa per un prosciutto: l'ultima vergogna di Maduro

Una 18enne incinta era in coda per il «regalo» di Natale promesso dal regime. Un militare ubriaco le ha sparato

Alexandra Colopoy aveva 18 anni e, nonostante fosse incinta, alle tre di notte del 31 dicembre scorso era in fila da ore nel disperato tentativo di ottenere lo stinco di porco promesso dal presidente venezuelano Nicolas Maduro ma, in realtà, mai arrivato sulla sua tavola. Alexandra è stata uccisa con un colpo alla testa da una Guardia del Popolo, la milizia che risponde al partito socialista di Maduro (Psuv) e creata nel 2011 da Chávez per «difendere le conquiste della rivoluzione bolivariana».

La dinamica dell'omicidio la racconta Marina Rivero che, come Alexandra, è di Antímano, una delle tante parrocchie in cui è suddiviso il municipio Libertador di Caracas, da sempre un feudo chavista e dove l'altroieri sono cadute le prime due vittime della «rivolta dello stinco di maiale», com'è stata ribattezzata. Due perché Alexandra portava in grembo una creatura di 5 mesi, «che si muoveva ed era piena di vita», racconta una sua zia in lacrime.

«Alle 23 del 30 dicembre il consiglio comunale ci aveva detto che era arrivato un camion di cosciotti, invitandoci ad andare al Km 0 di El Junquito, sulla strada che arriva da Mamera per la distribuzione spiega Marina - per questo un centinaio di noi, soprattutto donne, eravamo accorse nel punto prestabilito». «Poco dopo - spiega un'altra donna sul posto per avere il suo cosciotto statale è arrivato un gruppo di Guardie del Popolo. Ci hanno intimato di mettere musica ad alto volume e, al nostro diniego, sono andati prima ad ubriacarsi e poi sono tornati, uccidendo Alexandra, ferendo un ragazzo e picchiandoci selvaggiamente. Io sono viva per miracolo».

Per capirci qualcosa in questo Venezuela senza legge ormai avviato alla «somalizzazione», dobbiamo precisare che il cosciotto di maiale arrosto con cipolle e patate da mangiare durante le feste natalizie qui è una tradizione. Ma da tempo è anche una chimera nel Paese con più riserve petrolifere al mondo ma, oggi, col maggior numero di miserabili al mondo dopo un ventennio di chavismo. Già perché a forza di espropriare aziende e terre, a furia di controllare i prezzi di ogni cosa a cominciare dall'ormai inservibile valuta nazionale, oggi l'inflazione a Caracas rasenta il 3.000% ed i salari dopo l'aumento del 40% annunciato in pompa magna dal sempre più ridicolo e odiato Maduro il 31 dicembre scorso - equivalgono a 2 euro al mese. Un decimo di quelli cubani tanto per capirci e, visto che un Kg di cipolle oggi a Caracas «si mangia» da solo lo stipendio, senza lo stinco di porco statale è impossibile anche solo ipotizzare un cenone.

Alexandra è dunque morta per uno stinco ed è ormai chiaro a tanti che Maduro stia premendo al massimo perché i venezuelani emigrino in massa all'estero la stessa strategia portata avanti per decenni dal castrismo per rimanere così solo a governare su una massa di persone impoverite e dipendenti in tutto e per tutto dai sussidi alimentari del suo regime.

Indicano questo piano preciso di «pulizia etnica di classe» la svolta dittatoriale iniziata con la nomina alla presidenza della Corte Suprema di un pluriomicida ex poliziotto dei servizi segreti come Maikel Moreno, la cancellazione del Parlamento, l'elezione farsa di una Costituente castrista, il totalitarismo dimostrato dagli oltre 4mila morti ammazzati nel 2017 per mano della Guardia Bolivariana, del Popolo e degli squadroni della morte di Stato denominati Operazioni di Liberazione del Popolo (OLP). Oltre, naturalmente, ai 136 giovani uccisi nel 2017 dalla repressione di manifestazioni che chiedevano solo «cibo, elezioni vere e libertà», ottenendo in cambio solo proiettili.

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