Uccise per un sms, trent'anni al bancario geloso

Per il gup l'uomo che massacrò la 47enne Michela Di Pompeo fu capace di intendere e volere

Uccise per un sms, trent'anni al bancario geloso

Trent'anni di reclusione per aver ucciso la compagna, la 47enne Michela Di Pompeo, insegnante d'italiano presso la «Deutsche Schule» di Roma. Prima di essere massacrata con un manubrio pesante 5 chili la donna venne strangolata mentre dormiva nell'appartamento della coppia in vicolo del Babuino a Roma.

È la sentenza che il gup Elvira Tamburelli ha emesso ieri nei confronti di Francesco Carrieri, direttore di banca di 56 anni, al termine del giudizio con rito abbreviato. La vicenda risale al primo maggio del 2017. Il giudice ha anche disposto a carico dell'imputato il sequestro del suo tfr e dei conti correnti bancari in vista di un risarcimento danni da destinare al fratello e ai genitori della vittima che però dovrà essere definito in sede civile. «In questo momento non c'è felicità e neanche gioia - ha dichiarato Luca Di Pompeo, assistito dall'avvocato di parte civile Luca Petrucci - perchè nessuno potrà mai restituirci mia sorella Michela. Ma abbiamo la consapevolezza che con questa sentenza è stata fatta giustizia».

La condanna a 30 anni era stata sollecitata nella precedente udienza dal pubblico ministero Pantaleo Polifemo, che mesi prima si era pronunciato per una richiesta più morbida (appena 12 anni di reclusione per omicidio volontario, senza aggravanti e con l'attenuante della seminfermità mentale dovuta a un disturbo bipolare grave). Decisiva invece è stata la perizia, disposta dallo stesso gup su richiesta della parte civile, secondo cui Carrieri è risultato «capace di intendere e di volere al momento del fatto». Per questa ragione il pm ha riformulato la sua richiesta di condanna senza più riconoscere all'imputato alcuna attenuante.

Amatissima dai suoi studenti Michela Di Pompeo, originaria di Desenzano sul Garda, viene uccisa l'1 maggio 2017. Quella notte lei e Carrieri stanno andando a dormire. Vivono assieme da circa un anno, ciascuno con figli da una storia precedente. Quel giorno però, sono soli in casa. Carrieri, descritto come un uomo brillante, attraversa un periodo complicato anche per via di un probabile trasferimento a Milano. Alti e bassi professionali che lo convincono a ricorrere agli antidepressivi. Michela gli è sempre accanto. Spesso ci sono liti, ma il progetto sentimentale va avanti nonostante le difficoltà. Quella sera il cellulare di lei vibra per un sms. Lui si precipita a leggere. Non sono i figli, ma un ex. Questo basta a scatenare la furia omicida.

Nella ricostruzione dell'omicidio fatta dal pm Pantaleo Polifemo Michela viene immobilizzata e stretta alla gola mentre è a letto. Carrieri si accanisce con un pesante manubrio da body building. La donna non ha il tempo di proteggersi e muore.

Il medico legale parla di «rapida stasi circolatoria con perdita di coscienza». Alle 5,45 Carrieri citofona alla caserma dei carabinieri di piazza del Popolo. É sotto choc: «Ho ucciso la mia compagna, presto correte». L'orrore è a pochi metri da lì, in vicolo del Babuino 7.

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