
Se sul campo l'esercito russo continua nella sua lenta ma costante avanzata e l'Ucraina rischia di vedere limitati gli armamenti americani, Kiev mette a segno due colpi importanti. Il vice comandante della Marina militare russa, il generale Mikhail Gudkov, uno dei militari più in vista dell'esercito russo, è stato infatti ucciso nel Kursk. Ucciso anche Manolis Pilavov, ex capo filorusso dell'amministrazione comunale del Lugansk.
Ma è quello di Gudkov il nome più di peso. L'ufficiale è stato ucciso, insieme a un'altra dozzina di ufficiali, nel bombardamento della base dove stava pianificando la campagna contro Sumy, assediata da 50mila soldati russi. Gudkov, la cui morte è stata comunicata ufficialmente da Olega Kozhemyako, governatore della regione siberiana di Primorsky Krai, era il capo della 155ª brigata, unità storica delle forze speciali dell'esercito russo. Nel corso della guerra contro l'Ucraina, hanno tentato invano di espugnare Chernihiv, dove stati poi accusati di crimini contro i civili. Poi a Pavlivka, nel Donetsk e a Vuhledar, dove sono stati protagonisti di attacchi quasi suicidi. Grane, grosso e sempre in prima linea, Gudkov aveva di fatto ricevuto carta bianca dallo Stato maggiore russo, tanto da aver avuto il compito di fermare l'avanzata ucraina nel Kursk dopo la parziale occupazione dell'estate scorsa. Ma la caratteristica principale dell'ufficiale e dei suoi uomini è sempre stata la ferocia: fece scalpore il filmato in cui alcuni membri della sua squadra mostravano fieri le teste di alcuni soldati ucraini infilate su bastoni. Uno stile apprezzato da Putin che lo scorso 28 marzo lo ha decorato con la massima onorificenza e promosso numero due della Marina.
Pilavov invece è stato ucciso in
un'esplosione nel centro di Lugansk. Dal febbraio 2015 era ricercato dal servizio di sicurezza ucraino con le accuse di violazione dell'integrità territoriale e dell'inviolabilità dell'Ucraina, dopo essere di fatto passato al nemico.