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La Ue chiede sacrifici. Ma raddoppia le spese di riscaldamento

L'Europarlamento ora prova a correre ai ripari: nel 2022 ha speso 33,6 milioni

La Ue chiede sacrifici. Ma raddoppia le spese di riscaldamento

Mentre l'Unione europea chiede sacrifici ai cittadini e alle imprese per fronteggiare il caro bollette, i costi energetici previsti per il 2022 delle tre sedi del Parlamento europeo, ammontano alla cifra monstre di 33.600.000 di euro. È quanto emerge da un documento interno del segretario generale Klaus Welle che il Giornale ha visionato in esclusiva contenente le «misure volte a ridurre il consumo energetico del Parlamento europeo». Si tratta di un importo quasi raddoppiato rispetto ai costi del 2021 che, a quanto emerge dal bilancio del europarlamento, erano pari a 17.435.000 euro. Nonostante le istituzioni europee stiano attuando una serie di azioni per contenere il boom delle bollette, il consumo energetico delle strutture comunitarie è altissimo e grava sulle tasche dei contribuenti. Come spiega l'europarlamentare Marco Zanni, presidente del gruppo Id: «È singolare che il Parlamento europeo da una parte corra ai ripari prevedendo misure drastiche per risparmiare sulle bollette astronomiche e risparmiare sul caro energia, mentre dall'altra continua a mantenere operative tre sedi, una delle quali, Strasburgo, utilizzata circa quattro giorni al mese». Nonostante negli ultimi dieci anni siano stati compiuti alcuni passi avanti che hanno portato a una riduzione del 26,8% del consumo di gas, gasolio da riscaldamento e teleriscaldamento e a una diminuzione del 25,1% per lavoratore del costo dell'elettricità, spulciando le fonti energetiche del Parlamento europeo emerge come la percentuale di energia prodotta dalle rinnovabili sia pari solo al 19,4% con l'obiettivo di arrivare al 25% entro il 2024. Va detto però che l'energia elettrica acquistata dal Parlamento è «verde», ovvero prodotta da fonti rinnovabili. Tra le misure a breve termine adottate dall'Ufficio di presidenza già dal 2 maggio, si va dalla diminuzione della temperatura per il riscaldamento e raffreddamento degli uffici, alla riduzione delle ore di funzionamento degli impianti. Come emerge dalle previsioni di risparmio, si tratta però di un palliativo se paragonato ai costi complessivi delle strutture. «Gli effetti più consistenti derivano dall'adeguamento della temperatura di un grado» si legge nel documento, portando a una riduzione del consumo energetico compresa tra il 3 e il 4% negli uffici di Bruxelles e «consentendo di risparmiare tra 180.000 e 230.000 euro». A Strasburgo invece «si prevede che la riduzione del consumo energetico sarà circa dell'1% con un risparmio di 33.000 euro». Le stesse istituzioni Ue si sono rese conto che si tratta di risparmi quasi ininfluenti, così il segretario generale Welle ritiene che «con l'avvicinarsi dei mesi invernali, è necessario valutare ulteriori misure a breve termine». Una delle ipotesi è lo «spegnimento del riscaldamento/raffreddamento, lasciando che la temperatura negli edifici giunga a una temperatura minima (in inverno; massima in estate), che può essere portata alla normale temperatura di funzionamento in tempo utile» sia dal giovedì sera al lunedì mattina sia durante le prossime festività (Ognissanti e Natale/Capodanno). Nel primo caso si tratterebbe di un risparmio pari a 2.246.930 euro, mentre per le festività di 289.078 euro. Leggere queste cifre per i cittadini europei costretti a tirare la cinghia e a razionare l'energia nei prossimi mesi anche a causa delle politiche energetiche errate compiute dall'Ue negli anni passati, non può che contribuire a diffondere un sentimento di scetticismo verso le istituzioni comunitarie.

Per questo occorre un segnale forte da parte dell'europarlamento per dare il buon esempio che non può limitarsi ad abbassare la temperatura negli edifici.

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