Politica

Un'altra "bomba" sul governo "Mancano i soldi, rinunciate?"

I 209,5 miliardi del Recovery Fund ottenuti da Conte non bastano più a coprire tutte le spese che il nostro Paese dovrà affrontare. A questo punto si aprono due scenari

Un'altra "bomba" sul governo "Mancano i soldi, rinunciate?"

Un "buco" da quasi 15 miliardi di euro: è la cifra che manca al governo per le spese previste dai 209,5 miliardi di euro del Recovery fund ottenuti da Conte lo scorso 21 luglio quando si gridò alla "vittoria". Il problema, però, che questi soldi non bastano più a coprire la ricostruzione nazionale.

Mancano le risorse

"Non risultano reperite risorse a fronte del margine di 14,4 miliardi di maggior impieghi rispetto all’ammontare complessivo finanziabile", si legge in politichese sul documento firmato dal servizio studi e dal servizio Bilancio di Camera e Senato. In parole povere significa che i progetti indicati dal governo italiano per avere accesso agli aiuti europei del Recovery fund prevedono una spesa più alta dei fondi disponibili. Infatti, il totale delle fonti di finanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che è la lista dei progetti da presentare a Bruxelles che ha funzionato come innesco per la crisi di governo, arriva a 209,5 miliardi di euro. Peccato, però, che il totale delle spese previste è molto più alto, si tratta di 223,9 miliardi con uno scostamenteo, come detto, di 14,4 miliardi. A questo punto, i tecnici di Camera e Senato ipotizzano due scenari suggerendo al governo di integrare il documento.

Si aprono due scenari

Il primo dei due è che la Commissione europea possa bocciare alcuni dei progetti presentati e che si sia sforato il tetto delle risorse per evitare di lasciarle alcune inutilizzate. Come viene riportato dal Corriere, in questo caso il governo dovrebbe chiarire se i progetti bocciati sarebbero comunque realizzati con altre risorse che, giocoforza, potrebbero far salire il deficit. In caso contrario, il piano presenterebbe un "margine di indeterminazione", perché "includerebbe una parte di opere che non verrebbero realizzate ovvero la cui realizzazione sarebbe rinviata".

Il secondo scenario, invece, prevede che tutti i progetti vengano accettati dalla commissione europea: se si realizzasse questa ipotesi, il governo dovrebbe "valutare se rinunciare spontaneamente alla realizzazione di alcuni interventi" oppure "attivare comunque tutte le opere". In questo secondo caso, nuovamente, dovrebbe indicare con quali risorse si potrebbe finanziare questa ulteriore spesa non coperta. Rilievi e punti interrogativi nel documento dei tecnici ce ne sono anche altri, specialmente sulla distinzione non sempre chiara tra progetti nuovi e progetti già in essere che possono accedere ai finanziamenti Ue ma solo a determinate condizioni.

Insomma, con l'Italia in mezzo al guado la "coperta" è corta e la differenza tra spese e risorse, nel documento da cui è partita una crisi politica ancora tutta da scrivere, rimane il nodo cruciale.

Commenti