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Ungheria, la legge anti-Soros apre un altro scontro nella Ue

La Corte di Giustizia europea stronca la norma. Budapest contesta la sentenza: "È inaccettabile"

Ungheria, la legge anti-Soros apre un altro scontro nella Ue

Si arricchisce di un nuovo capitolo lo scontro tra l'Ungheria e l'Ue. Questa volta è il segmento culturale a scavare l'ennesima trincea istituzionale. Bruxelles ha infatti bocciato ieri le misure introdotte dal governo di Viktor Orban per consentire agli istituti di istruzione superiore stranieri di svolgere le loro attività nel suo territorio, definendole contrarie e discriminatorie al diritto dell'Unione europea. La legge, ribattezzata anti-Soros perché sarebbe stata promulgata per ostacolare in primo luogo la Central European University (CEU), fondata dal magnate americano di origini ungheresi, non rispetterebbe le norme Ue e pertanto andrebbe corretta. La Commissione europea si è espressa contro la normativa poiché, a suo giudizio, risulterebbe incompatibile sia con gli impegni assunti dall'Ungheria nell'ambito dell'Accordo Generale sul Commercio dei Servizi, firmato nella sede dell'Organizzazione mondiale del commercio, sia con le libertà di stabilimento e circolazione dei servizi garantite dall'Unione europea. La replica di Orban non si è fatta attendere. A margine della conferenza stampa sullo storico aumento dei salari del personale sanitario, il presidente ha sottolineato che "ancora una volta Bruxelles, in accordo con le opposizioni ungheresi, continua a proteggere gli interessi di Soros".

Vale la pena ricordare che la legge in questione è stata introdotta nel 2017 e di fatto ha reso impossibile per alcuni istituti privati stranieri di esercitare sul territorio ungherese. Tra questi figura appunto la CEU di Soros, che ha dovuto trasferire la maggior parte delle sue attività principali da Budapest, dove operava dall'inizio degli anni 90, a Vienna. Le critiche mosse alla CEU sono molteplici: grazie alla sua capacità di ottenere l'assegnazione della maggior parte dei progetti di ricerca destinati all'Ungheria, è infatti accusata di concorrenza sleale e di sottrarre risorse alle università e centri di ricerca statali e nazionali, oltre a discriminare i docenti magiari e beneficiare di una condizione di effettiva extraterritorialità. I docenti non comunitari ad esempio sono esentati dall'obbligo di richiesta alle autorità locali del permesso di soggiorno e di lavoro. Secondo molti però, la CEU sembra pagare per le sue numerose prese di posizioni apertamente antigovernative, ma soprattutto per il ruolo giocato da Soros a sostegno di associazioni e movimenti d'opposizione al governo di Orban, che porta a considerare anche l'istituto di ricerca un ente finanziato dall'estero ed estremamente politicizzato. Che tra Orban e Soros non corra buon sangue è cosa nota: dal problema migratorio al tipo di rapporto da costruire con Mosca, i due hanno visioni e disegni politici completamente diversi.

Risale ad esempio a un paio di anni fa la decisione di mettere dei paletti alle ong straniere che agiscono nel territorio ungherese, molte delle quali riconducibili in vario modo al magnate.

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