A rrivano i nostri. Gli alpini paracadutisti sono pronti a venir lanciati sulle zone più isolate dal terremoto e dalla neve. Altre squadre di soccorso speciali delle penne nere imbarcate sugli elicotteri sono decollate ieri pomeriggio per raggiungere l'albergo travolto dalla valanga. Grazie ai visori notturni e alla capacità di sopravvivenza nel combattimento in montagna già messi alla prova in Afghanistan e altre missioni.
«La priorità è raggiungere le zone isolate» ha spiegato il generale Claudio Graziano, capo di stato maggiore della Difesa. Le forze armate stanno schierando 3mila uomini, compresi i carabinieri, e quasi mille mezzi speciali del genio e ruotati. Ieri le truppe alpine hanno inviato sul posto 20 cingolati da neve. Da oggi saranno impiegati 19 elicotteri, in gran parte specializzati per missione di «ricerca e recupero». L'emergenza in centro Italia ha mobilitato unità militari che si sono fatte le ossa in Afghanistan, come il 9° reggimento alpini de L'Aquila o partiranno a breve per l'Iraq.
Gli alpini paracadutisti del 4° reggimento di Verona sono corpi speciali addestrati al lancio dietro le linee nemiche. Un plotone è stato schierato ieri all'aeroporto di Viterbo pronto a paracadutarsi su zone isolate per prestare soccorso alla popolazione o a lanciare aiuti di prima necessità.
Le brigate alpine Julia e Taurinense dislocate nel Nord hanno inviato 8 squadre specializzate in soccorso in alta montagna (80 uomini) imbarcati sui Ch 47 ieri pomeriggio. Gli stessi elicotteri che venivano impiegati per le operazioni in Afghanistan contro i talebani. Militari addestrati a sopravvivere e combattere in situazioni estreme, ma questa volta si portano dietro i visori notturni per cercare i dispersi anche di notte. «Si tratta di istruttori militari di sci, alpinismo, soccorso, allerta meteo e valanghe con tute termiche speciali per il combattimento in alta quota, luci strobo per segnalazioni ai velivoli e barelle particolari» spiega una fonte del Giornale. Il piano è mettersi a disposizione della macchina dei soccorsi ed eventualmente sbarcare nella zona dell'hotel travolto dalla valanga.
Le penne nere hanno con loro sci e racchette da neve. «Sono addestrati a sopravvivere e nella ricerca dispersi in condizioni estreme - spiega la fonte - completamente autonomi con razioni di combattimento tende per l'alta montagna e zaini medici utilizzati nei teatri operativi delle missioni all'estero». Il pericolo di nuove valanghe in Abruzzo è 4, ovvero «forte» su una scala di 5. Le truppe alpine hanno inviato anche mezzi cingolati, che avanzano quando i normali spazzaneve si bloccano. I BV 206, mini blindati speciali utilizzati anche fra i monti afghani. Il concetto è quello del «dual use» ovvero unità e mezzi «nati per scopi prettamente militari - come spiega il generale Graziano - ma che hanno caratteristiche tali da poter essere impiegati in ogni emergenza». Il genio è in prima linea per liberare le strade alle colonne dei soccorsi con turbine sgombraneve, pale cingolate e ruotate oltre a macchine movimento terra. «Il problema, come sempre, sono le risorse.
I cingolati da neve, utilizzati anche nel fango per le alluvioni, avanzano quando gli altri mezzi si fermano, ma hanno una certa età e si attende l'ammodernamento - spiega la fonte militare - Per formare uno dei comandanti delle squadre partite per l'Abruzzo ci vogliono anni, ma hai uno specialista capace di combattere nei teatri all'estero e di salvare vite durante le emergenze naturali a casa nostra».
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