Università, stazioni e aeroporti: l'esordio "soft" del certificato. Scoppia il caso dei prof furbetti

C'è un mondo, al di là di quello variegato dei no-vax, che ha vissuto senza particolati scossoni il primo giorno di estensione dell'obbligo del green pass

Università, stazioni e aeroporti: l'esordio "soft" del certificato. Scoppia il caso dei prof furbetti

C'è un mondo, al di là di quello variegato dei no-vax, che ha vissuto senza particolati scossoni il primo giorno di estensione dell'obbligo del green pass. Facendo rientrare l'esibizione del certificato verde, dove richiesto dal primo settembre, in una delle routine necessarie per convivere con il Covid, un po' come indossare le mascherine nei luoghi chiusi o in situazioni di assembramento. Per molti neppure un fastidio, ma una garanzia di maggiore sicurezza.

Anche nelle stazioni ferroviarie, accanto agli sparuti gruppetti di manifestanti che avevano minacciato di bloccare la circolazione, la stragrande maggioranza dei viaggiatori si è messa ordinatamente in fila ai varchi per i controlli, pronti a mostrare il green pass insieme al biglietto. E già, perché da ieri chi è senza certificato non può salire su Intercity e Frecciarossa, sulle navi, sugli aerei nazionali e sui pullman che collegano regioni diverse. Lo stesso vale per gli studenti universitari, per il personale scolastico e i professori, obbligati a mostrare il green pass prima di entrare. Al quinto giorno di assenza ingiustificata, via lo stipendio. Ma anche a scuola il primo giorno della nuova norma è filato via liscio. Qualche furbetto segnalato in Toscana, dove nove insegnanti senza certificato non sono stati ammessi, e in Piemonte, a Torino, all'istituto di istruzione superiore Curie-Levi. Qui sono stati due gli insegnanti lasciati fuori dall'istituto, dove avrebbero dovuto prendere parte al collegio docenti, perché avevano mostrato un certificato di esenzione vaccinale che non è stato ritenuto valido dal dirigente scolastico in quanto redatto da un medico di medicina generale e non da quello curante. «La normativa - spiega Giuseppe Pantaleo, uno dei due insegnanti - prevede però che la certificazione possa essere rilasciata da un medico di medicina generale, non specifica che debba essere quello curante. Oltretutto il medico firmatario aderisce alla campagna vaccinale anti Covid, quindi la mia certificazione ha tutti i requisiti». La vicenda è destinata a finire in Procura, perché il docente ha presentato una denuncia ai carabinieri per abuso d'ufficio. «Non sono no-vax, né no-mask e neppure negazionista, anzi, lo scorso anno ero referente Covid nella mia scuola, quindi, assolutamente ligio nel far rispettare le norme anti contagio, anche se nutro qualche dubbio su questo vaccino», spiega il professore di francese. Certo, ieri le scuole sono ripartite a ranghi ridotti per gli esami di recupero dei debiti. È stata una sorta di prova generale senza criticità, con controlli «manuali» del green pass attraverso la app VerificaC19, in attesa che venga messa a punto la piattaforma che agevolerà le procedure. Con la speranza che sarà pronta per l'inizio delle lezioni, altrimenti con il corpo docente a pieno regime i controlli rischiano di complicarsi. Lì dove verranno presentati certificati di esenzione che non convincono, potrebbero essere richiesti alle Regioni gli elenchi di chi è stato esentato ufficialmente per ulteriore verifica. Per ora i professori si sono sottoposti di buon grado ai controlli, per lo più contenti di tornare in presenza e favorevoli al green pass.

Nessuna criticità negli aeroporti.

Da ieri, ormai si sa, anche nelle tratte nazionali serve il certificato verde. Ma i passeggeri si sono mostrati informati e collaborativi. Rigorosi i controlli ai check-in, dove spetta alle compagnia aeree la verifica del pass, come del resto già avveniva con i voli internazionali.

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