Cronache

Uomo aggredito in Trentino Ora scatta la caccia all'orso

Ferito a un braccio, si è salvato gettandosi nel canale Immediato l'ordine di cattura per braccare l'animale

Uomo aggredito in Trentino Ora scatta la caccia all'orso

Trento In Trentino-Alto Adige, regione nota per le sue bellezze naturali pressoché incontaminate, non è più sicuro passeggiare lungo i sentieri boschivi, perché dopo i vari progetti di ripopolamento per orsi e lupi ci si è resi conto che forse la convivenza non è poi così facile.

Lungo il sentiero che dal secondo Lago di Lamar porta a Terlago il 22 luglio, infatti, il settantenne di Cadine, Angelo Metlicovez, mentre passeggiava con la sua cagnetta Kira, è stato aggredito da un orso. E siamo a quota tre incontri ravvicinati in pochi giorni. L'uomo, seppur ammaccato e fortemente scosso, è sopravvissuto all'attacco gettandosi in un canalone dopo essere stato morso ad un braccio, grazie anche all'intervento del cane che, distraendo l'orso, ha consentito la disperata fuga. Dopo l'attacco, prontamente avvisato dalla vittima, è giunto sul posto l'elisoccorso che ha immediatamente portato il settantenne all'ospedale Santa Chiara di Trento. Poco dopo sono iniziate le ricerche del corpo forestale e delle unità cinofile per individuare l'orso e l'assessore provinciale Michele dalla Piccola ha convocato un vertice con il Servizio foreste e fauna per stabilire il programma di intervento, mentre il presidente provinciale Ugo Rossi ha informato il ministro Gianluca Galletti dell'accaduto.

L'attacco, però, va contestualizzato nella situazione in cui versa il Trentino-Alto Adige: è all'ordine del giorno, infatti, che i grandi carnivori reintrodotti sul territorio vengano nella migliore delle ipotesi avvistati vicino ai centri abitati. Nei casi meno fortunati che attacchino animali domestici o persone. Già nell'agosto del 2014, l'orsa Daniza aveva aggredito un povero malcapitato che, cercando funghi, era incappato nell'animale con i cuccioli. Allora, come in questi giorni, la macchina burocratica si era attivata e, dopo un dibattito pubblico asprissimo, si era determinata a «trasferire» l'orsa, che durante la cattura non ha resistito ai narcotizzanti ed era morta. Questo per non parlare dei video che spesso circolano sui social network quando, ad esempio sotto le festività natalizie, i cittadini di Arco hanno potuto ritrarre con gli smartphone un cucciolo di orso di circa tre anni scendere a valle e scorrazzare per qualche ora nei pressi del centro abitato. Intanto l'amministrazione provinciale, per tamponare quanto sta accadendo, fra il fuoco incrociato degli animalisti che paventano un caso Daniza 2 e delle opposizioni che chiedono che l'orso pericoloso venga abbattuto, sostiene di avere «le idee chiare sul da farsi».

È, dunque, in arrivo un'ordinanza urgente del presidente provinciale per la «rimozione» dell'orso pericoloso. In buona sostanza come in ogni esempio di italianità, si procede in ordine sparso, prima creando situazioni di potenziale pericolo per i cittadini poi quando i problemi, che per atteggiamento politically correct vengono trascurati, si presentano, si cerca di correre ai ripari salvando capre e cavoli. Bisognerebbe forse, giunti a questo punto, rivedere quelle che sono le priorità in una regione con una conformazione territoriale come quella del Trentino Alto Adige e, una volta iniziato il ripopolamento - perché è sacrosanto che le future generazioni possano vivere la biodiversità autoctona e non solo leggerla sui libri di scuola - anche controllarne razionalmente i numeri. Di certo la popolazione non deve aver paura di uscire di casa a fare jogging con il cane perché rischia di diventare la cena di un orso e né i fattori trentini devono pagare le spese del ripopolamento consentendo che lupi e orsi continuino a fare razzie nelle greggi. Va bene ripopolare e mantenere la biodiversità, ma forse i cittadini dovrebbero venire prima.

Intanto il Wwf esprime «tutta la sua vicinanza all'uomo ferito in Trentino» ma sprona a fare chiarezza sull'accaduto.

È, infatti, necessario capire meglio cosa è successo: «Bisogna capire se l'aggressione - sostengono gli animalisti - per fortuna con conseguenze non gravi, sia stata innescata da un comportamento inavvertitamente inopportuno da parte dell'uomo o del suo cane».

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