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Urne misere per i candidati vicini a Elly

Il risultato deludente del Pd nel primo turno di amministrative ha dei risvolti in chiaroscuro

Urne misere per i candidati vicini a Elly

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Il risultato deludente del Pd nel primo turno di amministrative ha dei risvolti in chiaroscuro. I candidati sindaco più vicini all'ala riformista, quelli che per intenderci hanno sostenuto Stefano Bonaccini alle primarie, sono andati nettamente meglio degli altri.

Se da un lato è vero che il sindaco uscente di Teramo, Gianguido D'Alberto, è stato riconfermato col sostegno di un'ampia coalizione in cui era presente il M5S ma non il Terzo Polo, gli altri candidati sindaci più di sinistra non hanno avuto dei risultati esaltanti. Anzi, a Latina, il sindaco uscente Damiano Coletta, espressione della sinistra radicale, pur avendo il sostegno di tutto il centrosinistra, ha perso nettamente contro la meloniana, Matilde Celentano, eletta col 70% dei consensi. A Brindisi, invece, il candidato sindaco di centrosinistra, il grillino Roberto Fusco, si è fermato al 33%, mentre Pino Marchionna del centrodestra ha ottenuto il 44%. Anche il voto di Pisa, che Elly Schlein puntava a riconquistare già al primo turno col civico Paolo Martinelli, è stato molto al di sotto delle aspettative. Nonostante l'alleanza col M5S, il sindaco uscente Michele Conti ha mancato la riconferma per soli 15 voti. È di diverso tenore il risultato di Vicenza dove Giacomo Possamai, capogruppo del Pd in Regione e membro del comitato pro Bonaccini in Veneto, è riuscito a chiudere il primo turno in vantaggio di due punti sul sindaco uscente Francesco Rucco.

Ovviamente nulla di paragonabile a quanto successo a Brescia, città lombarda tradizionalmente di centrosinistra dove l'ex vicesindaco Laura Castelletti ha vinto al primo turno col 55%. «A livello locale abbiamo una classe dirigente molto radicata e forte anche nei Comuni che non abbiamo amministrato negli ultimi anni», commenta Vinicio Peluffo, deputato e segretario Pd della Lombardia che precisa: «Ormai il Congresso è alle spalle e siamo tutti impegnati nella costruzione dell'offerta politica del Pd che era e continua a essere un partito plurale». Stesso leitmotiv arriva dagli altri esponenti del Pd. Matteo Orfini si smarca da eventuali polemiche interne in piena campagna elettorale e dice: «Sono un militante comunista, se ne parla dopo i ballottaggi. E, in ogni caso, il congresso è finito: sono tutti candidati del Pd e non di Schlein o Bonaccini».

Gianni Cuperlo non ha dubbi: «Alle amministrative conta il contesto locale e nessuno sceglie sulla base delle appartenenze a un congresso archiviato tre mesi fa». I numeri, però, parlano chiaro e sono inclementi con la Schlein

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