Gli Usa abbassano la guardia Meno controlli sui terroristi

Si blocca in Senato la riforma della legge antiterrorismo che prevede indagini sui cellulari. McConnell: «Così ci disarmiamo»

Il Senato non ha trovato un accordo. Così, domenica a mezzanotte ora americana è scaduta una parte del Patriot Act, quelle norme votate sei settimane dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 che davano all'intelligence degli Stati Uniti vasti e controversi poteri nel campo della sorveglianza. Non sono state prorogate tre disposizioni della sezione 215 del Patriot Act: l'Nsa, la National Security Agency resa celebre internazionalmente dalle rivelazioni nel 2013 dell'analista Edward Snowden proprio sulla raccolta dei metadati - numeri telefonici di chi chiama e chi riceve, durata delle conversazioni, non il contenuto - non potrà più ammassare informazioni; l'Fbi non potrà usare una tecnica di intercettazione che permette di tenere sotto controllo le conversazioni di sospetti che usano diversi telefoni allo stesso tempo; le forze dell'ordine non potranno più avvalersi di un programma per il monitoraggio dei cosiddetti «lupi solitari», individui non connessi alle vaste e più note organizzazioni terroristiche. In questo senso, è già stata aperta la strada per una misura passata alla Camera - U.S.A. Freedom Act - che richiede che Nsa e Fbi ottengano i dati telefonici dei sospetti direttamente dalle compagnie telefoniche sotto previa autorizzazione di un giudice, caso per caso. Il Senato dovrebbe votare domani sulla norma, il cui appoggio dei deputati racconta come la questione della privacy e della sorveglianza a tutti i costi sia cambiata parecchio negli Stati Uniti dal 2001 a oggi.

Le tv e i giornali americani in queste ore hanno parlato di «confronto drammatico» al Senato, dove a far slittare la votazione sulla proroga della sezione del Patriot Act sono state le obiezioni del senatore repubblicano del Kentucky e candidato alla presidenza nel 2016, Rand Paul. «Questo dibattito è sul Quarto emendamento» della Costituzione americana, che protegge da perquisizioni senza valida ragione, ha spiegato. Secondo il candidato repubblicano, «stiamo raccogliendo i dati di cittadini americani» e non «di spie» e «terroristi». Lo scontro è stato tutto in casa repubblicana: il capo della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, che ha sostenuto la candidatura di Paul nel 2016, lo ha indirettamente attaccato davanti ai senatori: «Non dovremmo disarmare in maniera unilaterale mentre i nostri nemici diventano più sofisticati e aggressivi e certamente non dovremmo farlo basandoci su una campagna di demagogia e disinformazione lanciata in maniera illegale dalle azioni di Edward Snowden».

Lo scontro al Senato e la mancata proroga della sezione 215 del Patriot Act americano arriva nel mezzo di un'operazione in Medio Oriente di una coalizione militare internazionale guidata dagli Usa contro l'espansione in Irak e Siria dello Stato islamico, un gruppo estremista più che abile nell'utilizzo e nello sfruttamento delle nuove tecnologie e social-media. Negli ultimi mesi, inoltre, Isis ha portato a termine azioni, anche in Europa, rivendicate da «lupi solitari» connessi in qualche modo al movimento. Anche per questo, alcuni Paesi europei hanno preso misure di sorveglianza inedite, basati sul modello del Patriot Act americano. Se il senatore Rand Paul ha accusato Barack Obama - «il presidente sta continuando a usare un programma illegale», ha detto - la Casa Bianca nelle scorse ore ha fatto pressioni bipartisan sui deputati e sui senatori affinché riescano a trovare un accordo sulla questione.

Intanto, la National Security Agency ha iniziato nelle ore successive alla scadenza delle disposizioni la chiusura del programma che, secondo le autorità, potrebbe essere ripristinato in caso di votazione positiva nel giro di un giorno.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica