Coronavirus

Le vaccinazioni ripartono (e accelerano). Ma c'è il rischio disdette in tutta Italia

Il nuovo via ieri alle 15. L'Aifa: "Nessun rischio di trombi, non serve assumere farmaci". Sfiducia diffusa, si pensa ai politici testimonial

Le vaccinazioni ripartono (e accelerano). Ma c'è il rischio disdette in tutta Italia

Ripartono e ingranano la quarta in Italia le somministrazioni del vaccino AstraZeneca dopo lo stop imposto in via precauzionale in Italia e altri Paesi Ue. Ora che l'Ema ha dato il via libera assicurando che il farmaco dell'azienda anglo-svedese è «sicuro ed efficace» e ministero della Salute, Aifa e anche Oms hanno chiarito che «non ci sono evidenze che il vaccino incrementi il rischio di complicanze tromboemboliche», l'imperativo è quello di recuperare il tempo perso e rassicurare la popolazione. Perché con i contagi in crescita e l'allarme che arriva dalle terapie intensive, anche pochi giorni di fermo nelle inoculazioni sono un danno rilevante.

Le somministrazioni sono ripartite ieri alle 15 a pieno ritmo, non appena le Regioni hanno ricevuto dal ministero la circolare con la nota Aifa di revoca immediata della temporanea sospensione del vaccino di Oxford, tranne i lotti sotto sequestro che potranno essere «liberati» solo dalla magistratura che sta indagando sui casi sospetti. Ora il problema sta nel convincere gli scettici. Ci hanno provato, dati alla mano, gli esperti del ministero della Salute e dell'Aifa ieri in conferenza stampa. È chiaro che gli eventi degli ultimi giorni e una comunicazione a volte allarmistica e contraddittoria hanno alimentato dubbi e paure, ma il direttore generale Aifa, Nicola Magrini, ha spiegato come a oggi non ci sia un legame causale fra le vaccinazioni e gli eventi trombotici registrati in Italia e negli altri Paesi europei: 25 casi su 20 milioni di vaccinati.

I governatori, come riferito dal presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, discutono se sia il caso di sollecitare i leader politici nazionali a sottoporsi alla vaccinazione con AstraZeneca, come sta accadendo all'estero, per fugare le perplessità nella popolazione. Prima del blocco si era arrivati ad un ritmo di 200mila somministrazioni al giorno, impossibile da mantenere solo con i vaccini Pfizer e Moderna. «Ora dobbiamo almeno raddoppiare quella cifra», dice Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute. Ieri sono ripartite le inoculazioni anche presso il drive through della Difesa del Parco Trenno, a Milano, e in tutti i centri vaccinali della Lombardia: più domande prima dell'iniezione e una buona percentuale di rinunce. Nel Lazio, invece, ieri era stato già riprogrammato l'80 per cento degli appuntamenti saltati. «Le disdette a oggi sono molto basse», assicura l'assessore regionale alla Salute, Alessio D'Amato. Tempi lunghi per chi rifiuta AstraZeneca, perché si finisce in fondo alla lista delle vaccinazioni. «Poi si verrà successivamente riconsiderati per altre tipologie di vaccini», spiega Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e nuovo coordinatore del Cts.

Anche il comitato di esperti sulla sicurezza vaccinale dell'Oms, al termine della tre giorni di analisi dei dati e delle informazioni disponibili sui casi di trombosi che si sono verificati in Europa, è intervenuto per sollecitare i Paesi a usare AstraZeneca, un vaccino che «continua ad avere un profilo rischio-beneficio positivo, con un enorme potenziale nel prevenire le infezioni e ridurre i decessi in tutto il mondo». L'obiettivo per Rezza è quello di arrivare a vaccinare 400-500mila persone al giorno. «Credo che la voglia di essere vaccinati sia molto elevata. Daremo supporto al commissario per l'emergenza per accelerare e affinché le Regioni in difficoltà possano aumentare le vaccinazioni», aggiunge il direttore generale della Prevenzione del ministero. La parola d'ordine è rassicurare, sottolineando che i benefici del vaccino superano ampiamente i rischi e che la sospensione in via cautelativa è stata decisa per rispondere ai massimi criteri di sicurezza.

«Nei prossimi giorni - dice Magrini - l'Aifa si esprimerà con un documento ufficiale contro ogni uso preventivo o profilattico di farmaci tipo aspirina o simili, cioè antinfiammatori non steroidei, come anche tachipirina o eparine».

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