Coronavirus

Vaccini a rilento, trasporti e tamponi. L'ombra della Dad sul ritorno a scuola

Il ministro Bianchi: "Vogliamo lezioni in presenza". Ma la copertura dei prof è incompleta e quella degli alunni è all'inizio. I test salivari fermi al palo Zaia: "Pronti a rinviare il via alla fine di settembre"

Vaccini a rilento, trasporti e tamponi. L'ombra della Dad sul ritorno a scuola

Mancano poco più di due mesi all'avvio del terzo anno scolastico con il Covid. Ma non sembra cambiato molto. Sì, ci sono i vaccini e il 73% del personale scolastico ha concluso il ciclo vaccinale, ma per ora solo 4,6 milioni di ragazzi dai 12 ai 19 anni hanno ricevuto la prima dose e il 3,3% anche la seconda. Difficile stimare quanti studenti arriveranno in classe immunizzati. E il vaccino, al momento, con l'incognita della variante Delta che colpisce per lo più i giovani (il 21% per cento dei positivi nell'ultimo mese ha meno di 18 anni) è l'unico strumento per consentire una ripartenza in sicurezza. Anche perché i problemi dello scorso anno, dagli spazi scolastici alla capienza del trasporti, sono rimasti tali e quali. Il Cts ha già fatto sapere che in aula si tornerà con le mascherine e il distanziamento. Improbabile, dunque, fare a meno della didattica a distanza, anche se il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, auspica il contrario: «La scuola per cui stiamo lavorando è una scuola in presenza, senza se e senza ma». Sul personale scolastico ancora non vaccinato, non essendoci alcun obbligo, Bianchi confida che «la solidarietà spinga tutti ad avere il senso di comunità».

C'è l'estate davanti, ma molto da fare per non ritrovarsi alle prese con gli stessi problemi. Al sottosegretario all'Istruzione, Rossano Sasso, non piace la «tendenza all'attendismo» che si percepisce intorno alla scuola. Servono certezze sul piano sanitario, non basta riproporre le mascherine e il distanziamento. «Ci sono altre questioni fondamentali - dice - che possono incidere a fondo su come si tornerà in classe e su cui chiediamo chiarezza alle autorità sanitarie e al Cts: ad esempio il tema del monitoraggio e del tracciamento del virus». E anche quello dei tamponi salivari, strumento poco invasivo ma mai decollato. «Bisogna completare la vaccinazione del personale della scuola e c'è da definire uno dei nodi più delicati, quello dei trasporti. Ci vuole un cambio di passo perché il tempo stringe e farsi trovare impreparati all'appuntamento sarebbe imperdonabile», sostiene Sasso. «Si parli subito di come organizzare il sistema dei trasporti in vista della riapertura delle scuole, un problema mai risolto», incalza Salvatore Giuliano, ex sottosegretario all'Istruzione. Il ministero da parte sua, assicura Sasso, ha finanziato la sicurezza all'interno degli istituti, grazie all'installazione di dispositivi di aerazione, ventilazione meccanica e sanificazione. Ma interventi strutturali non ne sono stati fatti e a settembre rischiamo di ritrovarci nella stessa situazione di giugno, soprattutto se la variante Delta farà aumentare i contagi tra i ragazzi, che sono i meno protetti e anche i più esposti. Con l'arrivo dell'estate, si sa, viaggiano, si divertono, si assembrano, abbassano la guardia. E l'imminente apertura delle discoteche (una data ancora non c'è, ma il pressing del settore si fa sempre più stringente, ndr) rischia di contribuire ad un aumento dei casi come è accaduto lo scorso anno. Proprio alla vigilia del ritorno tra i banchi.

Anche se il Cts ha bocciato l'idea del green pass per la scuola, c'è chi come Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al San Martino di Genova, lo ripropone: «Chi è vaccinato va in presenza, chi non lo è sta in dad». L'obbligo in vista del ritorno in classe sarebbe «opportuno» per il virologo Fabrizio Pregliasco, ma «sarà una decisione politica, ad oggi difficile». Soprattutto per i più piccoli.

Intanto c'è chi, come il governatore veneto Luca Zaia, prende tempo: «Pronti a posticipare l'inizio delle lezioni a fine settembre».

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