Coronavirus

Vaccino efficace dopo 7 mesi ma cala nei pazienti fragili

L'Iss: la copertura dall'infezione resta dell'89%. Gli immunodepressi e gli over 80 sono più a rischio

Vaccino efficace dopo 7 mesi ma cala nei pazienti fragili

Lo scudo dei vaccini è attivo anche dopo sette mesi dalla somministrazione. Se fino a poche settimane fa si potevano formulare solo ipotesi e proiezioni sulla copertura delle iniezioni anti Covid, ora arrivano i dati degli studi. Informazioni fondamentali per impostare la nuova fase della campagna sulla terza dose e confermare di essere sulla strada giusta.

L'Istituto superiore della sanità non rileva «riduzioni significative di efficacia in termini di protezione dall'infezione, sintomatica o asintomatica, che rimane dell'89%. Anche contro il ricovero e il decesso la protezione resta elevata, 96% e 99%, a sei mesi dalla seconda dose».

L'analisi Iss conferma che il vaccino è attivo fino a 210 giorni dopo la seconda dose. Significa che la popolazione generale, quella senza particolari patologie o fragilità, può essere vaccinata in un secondo momento rispetto agli over 80. E significa anche che è giusta la decisione di Ema e Aifa di non vaccinare gli over 18 prima di sei mesi dalla seconda iniezione, dando la precedenza alle categorie più esposte.

Di contro, il sistema immunitario dei pazienti cronici e degli immunodepressi è talmente debole che «si mangia» molto più velocemente il vaccino. Tanto che sarà prevista la somministrazione di una terza dose di rinforzo: non per prolungare i tempi della copertura contro il virus ma per intensificarne la forza, già 28 giorni dopo la seconda dose.

Nelle persone con più patologie infatti si osserva una riduzione della protezione pari al 75% a un mese dalla seconda iniezione. Ma già dopo sette mesi questa protezione scende al 52%. Diminuisce leggermente, pur rimanendo sopra l'80%, l'efficacia contro l'infezione nelle persone sopra gli 80 anni e nei residenti delle Rsa. Confrontando i dati tra gennaio e giugno 2021, periodo in cui predominava la variante alfa, con quelli tra luglio e agosto, a prevalenza delta, emerge una riduzione dell'efficacia contro l'infezione dall'84,8% al 67,1%. Resta invece alta l'efficacia contro i ricoveri (91,7% contro 88,7%).

«L'apparente riduzione di efficacia dei vaccini nel prevenire l'infezione - sottolinea l'Iss - potrebbe essere dovuta al tempo intercorso dalla vaccinazione e ad una diminuita efficacia contro la variante delta». Un altro elemento che potrebbe contribuire al calo di protezione può essere l'abbassamento della guardia di questi ultimi mesi, in cui non siamo stati così ligi all'uso di mascherine e distanziamenti come un anno fa.

«È fondamentale - conclude l'Istituto presieduto da Silvio Brusaferro - continuare questo tipo di aggiornamenti e monitoraggi anche nei mesi futuri».

Intanto, dopo la decisione della Svezia e della Danimarca di sospendere la somministrazione di Moderna tra gli uomini più giovani dopo alcuni casi di miocardite, resta alta l'attenzione delle autorità sanitarie europee. Tanto che l'Ema, in attesa di avere dati più completi, invita i sanitari a segnalare immediatamente tutti i casi di miocardite e pericardite. Valuterà più avanti se correggere o meno le indicazioni del vaccino. A quanto pare il rischio miocardite negli uomini più giovani aumenta dopo la somministrazione della seconda dose.

E anche se i casi sono rari e gestibili, si usa la massima cautela.

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