Per un «vaffa» alla fidanzata si può finire ai domiciliari

È l'ultima follia del politically correct: un ventenne di Granada agli arresti per aver insultato la ragazza in chat

Per un «vaffa» alla fidanzata si può finire ai domiciliari

Madrid - La prossima volta che deciderà di scatenare una lite-telematica con la sua fidanzata tramite messaggi istantanei, M.S.L., un ventenne incensurato di Granada, ci penserà ben due volte. Il giovane, ignaro delle ultime leggi approvate per tutelare e difendere il gentil sesso, si è trovato a sperimentare sulla sua pelle, la loro estrema durezza.

Tutto accade qualche giorno fa: il ventenne litiga al cellulare con la sua fidanzate e tramite WhatsApp l'apostrofa con un banale vete alla mierda, uno degli insulti più comuni tra i ragazzi e, molto meno sgradevole e incisivo di un «vaffa». La fidanzata, che ora diremo ex, in un primo momento contraccambia l'invito del ragazzo, poi non ci sta a subire tale affronto e si rivolge alla polizia, portando come prova il messaggino. A quel punto le autorità andaluse attuano un protocollo speciale che attiva un meccanismo inarrestabile di tutela secondo i dettami della più che famigerata Ley de Igualdad de Genero. I poliziotti trasmettono la denuncia al Tribunale per la Donna che processa e condanna il giovane a cinque giorni di arresti domiciliari con menzione sulla fedina penale, oltre alle spese processuali e alla diffida a tenersi a un minimo di duecento metri dalla casa dell'ex: secondo il magistrato il messaggio d'insulto è pari «a un'offesa personale di genere» e rientra nella serie di crimini del cyber-acoso, ovvero della persecuzione via web.

Il caso è l'ennesimo risultato demenziale di una legge tanto giusta quanto scritta e attuata in modo sbagliato. Una legge voluta e approvata nel 2007 dall'esecutivo socialista del progressista premier José Luis Zapatero che, oltre a riconoscere in un decreto la parità dei diritti umani alle scimmie, era convinto di porre fine al triste fenomeno dei femminicidi, inasprendo le sanzioni e creando tribunali appositi.

La Spagna detiene il primato europeo di aggressioni e omicidi verso le donne, con una percentuale del 32% di casi in cui avviene una denuncia alle autorità (in Italia è il 17%), ma la Ley de Igualdad ha ridotto di poco tale fenomeno (il 7% in meno dicono i dati) e ha causato molto spesso un cortocircuito nel codice penale spagnolo fino a infliggere pene e sanzioni spropositate. Varie associazioni che tutelano i diritti dei padri separati accusano tale legge di «inadeguatezza, razzismo e femminismo», citando vari casi di uomini innocenti finiti dietro le sbarre dopo essere stati processati e condannati da magistrati donne sul banco di un Tribunale per la Donna.

Un altro squilibrio della Legge Zapatero coinvolge le «quote rosa»: in molti comuni spagnoli sono state annullate le elezioni delle giunte comunali per la mancanza di candidate donne.

A Lugo, in Galizia e a Fuenlambrada, Comunità di Madrid, i sindaci hanno speso 350mila euro di soldi pubblici per dare le quote rosa anche alla segnaletica stradale, tra cui i semafori che alternano omini e a donnine che attraversano la strada.

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