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Vanessa insegue la gara della vita

L'azzurra può sognare: sarà assente la super favorita Simone Biles

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Good morning, Tokyo: c'è un sogno che non finisce all'alba. Stamane (diretta Tv dalle 12.40) Vanessa Ferrari, a 30 anni, accomoderà, ancora una volta, il suo chignon spettinato. Moderno, adulto come lei, che nel cuore però è sempre la bimba di Orzinuovi che trascorreva tante ore in auto per raggiungere la palestra. Come ogni grande sportiva, sul podio, fra 5 medaglie mondiali e 11 europee, non ha nascosto cicatrici ed infortuni. Gli ultimi? Un tendine riattaccato, le borsiti ai piedi, il covid, 600 giorni ferma fra questi Giochi e gli ultimi.

Highlander meno mediatica di Pellegrini e Montano, Vanessa ha, infatti, già collezionato tre quarti posti ai Giochi: «A Londra 2012 mi hanno rubato la medaglia, a Rio 2016 potevano darmela, non lo fecero, a Tokyo abbiamo già un quarto posto a squadre». Come a dire: caro destino, facciamo pace! A Londra, con lo stesso punteggio della russa Mustafina, fu penalizzata per l'esecuzione, proprio come Tania Cagnotto. A Rio 2016 due passi in più in una diagonale e il podio sfumò di nuovo. Ora Ferrari, sulle note di un ritmatissimo Con te partirò, ha sistemato le diagonali: ne presenta solo 3 per risparmiare i piedi, ha puntato sul body shape, l'esecuzione. Oggi, contro le 7 sorelle dell'artistica da Jade Carey a Rebeca Andrade e Angelina Melnikova, tutte più giovani - quel primo posto al corpo libero del concorso generale, centrato settimana scorsa, con un 14.166 le ha regalato se non sicurezza, almeno pace interiore: «Sono riuscita a battere almeno una volta anche Simone Biles».

Già, oggi Goat, Greatest of all time, non sarà in pedana e, dopo una vita di grandi dolori, black out mentali, odiosi rumors su presunti farmaci vietati, potrebbe rischiare di passare solo per "goat", capro espiatorio di un Paese che le chiedeva l'ennesimo record. Si è progressivamente ritirata da tutte le gare, tranne, per ora, dalla trave di domani. Ha applaudito in tribuna le compagne di una federazione da cui non si è forse mai sentita troppo difesa, nemmeno nel terribile caso di molestie sessuali del medico federale. Come lo zar del ghiaccio Evgeni Plushneko, che si ritirò in mondovisione a Sochi 2014, dopo aver, però, onorato madre Russia contribuendo alla gara a squadre, Biles fa il contrario. Non ci sta ad essere goat - capra per conto terzi. In fondo è sempre stata fuori dal gregge, una fuoriclasse.

Oggi però tocca a Vanessa e il finale lei lo ha già nel cuore: «Andrà come deve».

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