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Tra Vaticano e Stati Uniti prove tecniche di tregua

Il segretario di Stato Pompeo dall'omologo Parolin. Restano le tensioni ma senza rotture

Tra Vaticano e Stati Uniti prove tecniche di tregua

Un sorriso nascosto dalla mascherina e un «buongiorno, come sta?» di benvenuto, segno che le tensioni dei giorni scorsi per il caso Cina sono state messe da parte. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità ha accolto in Vaticano il pari grado americano, Mike Pompeo, per un colloquio durante il quale, nonostante il «clima di rispetto, disteso e cordiale», così come raccontato dal direttore della Sala Stampa Vaticana, Matteo Bruni, sono emerse comunque nette divisioni sulla Repubblica Popolare Cinese per via degli accordi che la Santa Sede sta rinnovando con Pechino per la nomina dei vescovi.

Il braccio destro di Trump, che in più occasioni aveva provato a far pressioni sul Vaticano per far abbandonare il negoziato con la Cina, una mossa considerata da molti come un modo per raccogliere consensi in prossimità del voto americano di novembre, ha incontrato ieri mattina al Palazzo Apostolico Vaticano anche il Segretario per i Rapporti con gli Stati, il ministro degli Esteri del Vaticano, monsignor Paul Gallagher. L'incontro è durato 45 minuti. «Nel corso dei colloqui le parti hanno presentato le rispettive posizioni riguardo i rapporti con la Repubblica Popolare Cinese. Si è parlato inoltre - si legge in una nota, - di alcune zone di conflitto e di crisi, particolarmente il Caucaso, il Medio Oriente e il Mediterraneo Orientale».

Una discussione che ha riguardato quindi anche la libertà religiosa in Cina, argomento che, qualche giorno fa, aveva causato un acceso battibecco tra Pompeo e il suo omologo della Santa Sede. Dopo le affermazioni del falco americano che chiedeva al Papa «più coraggio» nei confronti della Cina sul tema delle persecuzioni religiose, infatti, monsignor Gallagher aveva tuonato: «Il governo Trump strumentalizza il Papa e questo è uno dei motivi per cui Francesco non incontrerà Pompeo».

Non c'è stato, infatti, come previsto, un incontro tra Bergoglio e il braccio destro di Trump, che dal canto suo ha cercato di giocare con Parolin e Gallagher l'ultima carta per convincerli a desistere dall'accordo con la Cina, tanto contestato dall'ala più tradizionalista della Chiesa e da non pochi esponenti della chiesa locale cinese. Il tentativo però non ha sortito effetto: il Vaticano continuerà il percorso già intrapreso per rinnovare il documento, nonostante le molte difficoltà. E si attende una conferma dal governo di Xi Jinping per l'accettazione della proposta di rinnovo già per metà mese. Dopotutto lo stesso cardinale Parolin era stato chiaro sin dall'inizio: da parte del Vaticano c'è la volontà di andare avanti nel confermare gli accordi che hanno valenza pastorale, finalizzati a far sì che i vescovi cinesi siano in piena comunione con il Papa.

«Rivendichiamo la libertà di andare avanti su questa strada - ha detto ieri sera il Segretario di Stato Vaticano parlando a margine di un evento a Roma - perché è una scelta pensata e voluta dal Papa. Le distanze rimangono, soprattutto sul metodo, ma da parte di Pompeo c'è stata comprensione per il nostro sforzo a favore della libertà religiosa».

Non solo il Vaticano, ieri mattina Pompeo a Roma ha incontrato a porte chiuse anche i vertici della comunità di Sant'Egidio: con il segretario di Stato americano, in questo caso, si è discusso però di pace in Africa, soprattutto nel Sud Sudan, in Mozambico e nel Sahel, e si son studiate nuove possibili collaborazioni per garantire un futuro più sereno in quei territori.

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