Governo

"Veleni sulla destra. E l'ex premier Conte ora misuri le parole"

Il ministro risponde anche a Landini. "Serve maggiore senso di responsabilità"

"Veleni sulla destra. E l'ex premier Conte ora misuri le parole"

Ha definito «oscene» le minacce ricevute da Giorgia Meloni e sua figlia. Il ministro per i rapporti col Parlamento, Luca Ciriani, torna a parlare del clima da anni di piombo che si è ricreato dopo le minacce ricevute dal suo collega di governo, Guido Crosetto e dalla premier.

Ministro Ciriani, si è alzato il livello dello scontro politico. Questa violenza vi preoccupa?

«Dobbiamo tenere la guardia alta. Si sono seminati troppi veleni contro la destra nel corso dell'ultima campagna elettorale, paventando pericoli che la stessa destra avrebbe rappresentato per la democrazia e per la libertà. C'è il rischio che qualche persona debole di intelletto si senta in diritto di passare dalle parole ai fatti. Soprattutto chi ha avuto in passato grandi responsabilità a carattere politico (ogni riferimento a Giuseppe Conte è puramente voluto) misuri le parole. Perché noi abbiamo ereditato una situazione molto difficile, dal punto di vista economico e sociale. Quindi ci vuole senso di responsabilità e serietà nel confronto politico. Per adesso si tratta di minacce di qualche scalmanato. L'importante è che la cosa si calmi qua e che si smetta di soffiare sul fuoco».

I Cinquestelle però dicono che la tensione sociale è figlia del vostro taglio del Reddito di cittadinanza.

«Intanto è bene dire che il Reddito di cittadinanza non è stato cancellato. È stato rimodulato e ridotto. E a fianco del Reddito sono state investite altrettante risorse per la decontribuzione per i nuovi assunti. Abbiamo completamente rovesciato l'approccio al problema: dall'assistenzialismo di carattere elettorale preferendo una politica di creazione di posti di lavoro. Chi soffia sul fuoco del Reddito di cittadinanza alimenta la protesta delle classi più povere».

A soffiare sul fuoco è anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che boccia la manovra e promette di riempire le piazze?

«Anche qui siamo completamente fuori strada. Ma come si fa, mi chiedo, a fare uno sciopero su una finanziaria che ha investito più di due terzi delle risorse per alleviare i disagi delle classi più povere? E per giunta contro un governo appena insediato?».

Le mobilitazioni contro la finanziaria, però, ci sono sempre state.

«Uno sciopero contro un governo appena insediato in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo francamente faccio fatica a capirlo. Sfido chiunque a dire che la nostra manovra, che investe gran parte delle risorse sul caro bollette, sul cuneo fiscale, sulla rivalutazione delle pensioni più basse non è una manovra sociale attenta alle esigenze dei più deboli. Qui siamo di fronte una finanziaria che aveva alcune poste di bilancio già scritte. Chiaramente si tratta di critiche ideologiche. Spero che tutti capiscano che è sempre possibile affrontarsi nelle sedi sindacali e parlamentari. Però stando attenti a non esagerare».

Crisi internazionale, guerra, crisi energetica, pandemia. Il vostro governo eredita una situazione non facile. Siete ottimisti?

«Essere ottimisti in politica è quasi un dovere. Chi governa ha l'obbligo di essere positivo ma soprattutto ha l'obbligo di fare il massimo per il proprio Paese. Forse non tutti si rendono conto che quello che stiamo vivendo è peggio della pandemia. C'è la guerra in Ucraina, c'è la guerra per le materie prime, c'è la guerra per l'approvvigionamento energetico. Dopo la pandemia l'Europa ha battuto un colpo, ma dopo la crisi energetica no».

Ieri riunione di maggioranza. La manovra resterà com'è o ci saranno cambiamenti?

«La manovra uscita da Palazzo Chigi è esattamente la carta di identità di questo governo. Non sarà rovesciata o ribaltata ma semplicemente ritoccata. L'impianto rimarrà com'è».

Cosa verrà toccato?

«Al lato della manovra c'è il problema del superbonus cui stiamo cercando soluzioni. Ci stiamo impegnando per trovare risorse per la polizia penitenziaria. Stiamo cercando altri fondi per aumentare, se possibile, la decontribuzione per chi assume».

Si parla molto anche del Pnrr come di una scomoda eredità draghiana.

«Giocare allo scaricabarile nei confronti del governo Draghi non ci interessa. Però la situazione è difficile. Dirlo non è attaccare Draghi ma essere realisti. Il problema è che il Pnrr è figlio di un'altra epoca storica. Cioè figlio dell'epoca della pandemia, che sembrava la fine del mondo. Alla quale però è seguita una fine del mondo ancora peggiore (la guerra, l'aumento delle materie prime, il rincaro delle bollette).

Il Pnrr sconta il fatto di essere stato scritto quando tutte queste cose, e l'inflazione, ancora non c'erano».

Commenti