A prima vista potrebbe sembrare un caso. Quello che si definisce un caso sfortunato, il malaugurato intreccio di circostanze non volute. Più o meno, come quelle che spedirono sulla poltrona del Viminale l'uomo alla ricerca del quid .
Quando si tratta di Angelino Alfano, però, è consigliabile un supplemento di istruttoria. La partenza dal ministero dell'Interno di circolari a raffica indirizzate ai prefetti, il lunedì all'indomani delle elezioni, in virtù del contenuto ad alto tasso d'«allarme sociale», lascia trapelare una volontà precisa. Basta leggere quanto Alfano chiede ai prefetti, in particolare quelli di Lombardia e Veneto: dall'inizio del 2015 sono sbarcati già quasi 50mila immigrati, bisogna che ne accogliate al più presto almeno 7500, trovate i posti altrimenti dovremo provvedere alla requisizione di alloggi per ospitarli. Proprio una «bombetta» da nulla, se la circolare fosse partita in campagna elettorale (c'è da dire che in Veneto, alla luce del risultato, non ce ne sarebbe stato neppure bisogno). Ma il ministro, nonostante la dichiarata urgenza, ha evidentemente fatto l'indiano e proclamato, unilateralmente, una «tregua elettorale». Leggi: impedire sollevazioni popolari con relativo trionfo del voto anti-governativo. Non che ieri la reazione del leader leghista Matteo Salvini sia stata british , per la verità. «Alfano e prefetti, smettetela di rompere le palle e pensate agli italiani!», il suo commento su facebook . Il governatore veneto Luca Zaia è invece già sulle barricate contro quello che definisce il «diktat di Alfano». Non tollereremo, dice, «questo atto di forza: abbiamo già dato, ci opporremo in ogni modo alla requisizione di siti».
Ma ciò che ieri ha fatto sollevare più d'un dubbio e d'un sospetto è anche altro. Emerge in tutta la sua pochezza la millantata autorevolezza del nostro premier, per esempio. Perché Francia, Spagna e Polonia, in particolare, hanno fatto maramao alle strombazzate «quote di solidarietà» che la Ue avrebbe dovuto accettare. «Dove sono finiti gli annunci roboanti sulla distribuzione delle quote - chiedono i grillini -? Il governo pd, Gentiloni e Mogherini hanno cantato vittoria prima del tempo, l'agenda sull'immigrazione non è stata neanche approntata che già comincia a fare acqua da tutte le parti». Sempre più lapalissiano che nessun Paese europeo voglia sobbarcarsi il peso dei migranti. Detto per inciso: proprio ieri sono stati pubblicati i dati dell'indagine Mipex e l'Italia è risultata tredicesima su 38 Paesi (anche extra-Ue, come Canada, Usa, Svizzera e Giappone) nelle politiche d'accoglienza: in soldoni, da noi stanno benone al di là di qualche pecca nei diritti all'istruzione e di voto. Eccelliamo invece nel settore della sanità, dei ricongiungimenti familiari, nella disponibilità a fornire residenze di lungo periodo. Così che per i migranti l'Italia è sempre il paese del sole nel quale radicarsi con piacere.
Assodato così che «si scarica sugli enti locali l'incapacità del governo Renzi di incidere in Europa» (tanto per usare la sintesi dei forzisti), ecco che la pensata alfaniana viene recepita anche come «vendetta» politica - «una reazione rabbiosa dopo la batosta elettorale», la definiscono i leghisti - nei confronti delle due più grandi regioni a guida di centrodestra più Lega. Quelle che, ovviamente, si sono dimostrate sempre più restie all'accoglienza - se non del tutto indisponibili. Secondo la logica del Viminale, considerato che i centri di accoglienza sono stracolmi, occorre oggi «bilanciare» il divario esistente tra Nord e Sud, considerato che la pressione maggiore finora è sopportata dalla Sicilia e la maggiore disponibilità all'accoglienza è stata dimostrata da Puglia, Campania e Lazio.
Tesi avversata dall'azzurra Mariastella Gelmini: «La proposta del governo di scaricare sulle regioni del Nord il maggior numero di rifugiati, con la minaccia di requisire gli alloggi necessari, sembra fatta su misura per esacerbare gli animi e creare un clima di ostilità che questi disperati non meritano». A ciascuno il suo cruccio, dunque. Chè noi già abbiamo Angelino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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