Roma - Il titolo è dei più espliciti. Dei più pungenti. Eppure dei più vaghi. «Etruria-Mps, odor di massoni». Così ieri sulla prima pagina de Il Fatto Quotidiano. Titolo d'apertura a cinque colonne. Per un j'accuse forte anche se indeterminato. Un j'accuse maturato nel corso di una lezione che l'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli ha tenuto ai 200 frequentatori della Scuola di Politiche di Cesenatico intitolata a Beniamino Andreatta e fondata e diretta da Enrico Letta. Il momento clou della sua lezione ai ragazzi del corso è stato proprio il lancio del sasso nello stagno del nostro sistema bancario. Sulle vicende riguardanti la Banca popolare dell'Etruria e Monte dei Paschi di Siena - questa la sintesi dell'atto d'accusa dell'ex direttore del Corriere della Sera - si sente «odor di massoneria». Un'accusa pesante che il padrone di casa, quell'Enrico Letta cacciato da Palazzo Chigi dal suo compagno di partito Matteo Renzi, non soltanto non prova a minimizzare, chiedendo pezze d'appoggio e riscontri, ma che si affretta a rilanciare sul suo profilo Twitter. Un modo quasi, come sussurrano i maligni, per vendicarsi dei torti subiti e per controbilanciare quel blando endorsement sulla battaglia per il referendum dei giorni scorsi quando ha annunciato il suo Sì al la riforma Boschi della Costituzione.
Non è la prima volta che si evoca lo spettro di una loggia massonica in riferimento alla crisi di alcuni istituti di credito. In un passato ancor recente si era appunto gridato allo scandalo quando il nome di Flavio Carboni era spuntato fuori come «consulente» dei vertici di Banca Etruria (tra cui il padre del ministro Boschi) per l'individuazione del nuovo management. In questo caso l'atto di accusa è vago ma tutt'altro che innocuo, dal momento che la vicenda di Monte dei Paschi, con il ruolo tutt'altro che cristallino assunto da JP Morgan nella scelta dei nuovi vertici dell'istituto, sta animando il dibattito politico di questi giorni. Sono in tanti, soprattutto, tra le file dell'opposizione, a censurare il ruolo che avrebbe assunto il governo nella gestione della crisi dello storico istituto bancario senese. «Dopo la Banca Etruria e altri istituti manipolati dall'azione e dall'intervento del governo Renzi, dopo l'accusa di insider trading per le speculazioni in borsa degli amici di Renzi che erano a conoscenza prima di altri dei decreti riguardanti il mondo bancario, ora - accusa Maurizio Gasparri, presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato - veniamo a sapere che il governo agisce direttamente per cacciare e nominare amministratori di banche. Siamo all'interventismo partitocratico di peggiore specie». De Bortoli, alla fine, circoscrive il suo racconto alla Toscana. E, a proposito di Banca Etruria, sottolinea il clamore mediatico suscitato dal decreto di Palazzo Chigi che di fatto ha azzerato la banca popolare mandando in fumo i risparmi di migliaia d clienti.
Ricordando tra l'altro il ruolo giocato dall'ex vicepresidente dell'istituto, Pier Luigi Boschi, che cercava lumi e ispirazioni dal faccendiere Flavio Carboni (esperto, come sottolinea lo stesso ex direttore del Corriere della Sera) più di logge massoniche che di banche.
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