La vendetta di Marino: correre alle primarie Pd

L'ex sindaco nei giorni scorsi si è iscritto al partito dopo due anni. Vuole ripresentarsi a Roma

La vendetta di Marino: correre alle primarie Pd

Roma «Io ho sempre avuto solo la tessera del Pd», si vantava un tempo Ignazio Marino. Succedeva prima che il piano dei rapporti col suo partito si inclinasse bruscamente e lui smettesse di pagare la quota per l'iscrizione. Lunedì scorso però l'ex sindaco, a sorpresa, è tornato al suo circolo, quello di Parioli a Roma, e ha saldato il conto: due anni di arretrati.Ritorno di fiamma per il Pd? Ovviamente no, dopo il clamoroso sgambetto che lo ha fatto precipitare fuori dal Campidoglio, ma è l'ultima conferma che nei piani dell'ex sindaco c'è la candidatura alle primarie in vista delle prossime amministrative. Ed è sintomatico che Marino si sia mosso per saldare il conto solo negli ultimi giorni, quando si è capito che Palazzo Chigi ha rinunciato al progetto di far slittare le elezioni capitoline. Renzi ha confermato nella conferenza stampa di fine anno che a Roma «si vota intorno al giugno».

E il chirurgo ha subito commentato via Twitter: «Vittoria: Renzi non rinvia le elezioni a Roma. Sarebbe stato un ulteriore abuso contro la città e la democrazia». Nella Federazione romana del Pd però il gesto opportunistico sta causando qualche mal di stomaco, anche perché c'è chi ricorda che il partito ha più e più volte sollecitato il versamento delle quote al sindaco. «Avrà dato la colpa allo staff, come per gli scontrini», è la cattiveria che circola tra i piddini nemici dell'ex primo cittadino.

La strategia da guastatore di Marino del resto pare già tracciata: primo, insistere con la storia dei romani che lo rimpiangono, come ha fatto il 20 dicembre divulgando il video di una passeggiata ai Fori imperiali in cui stringe mani e fa da guida turistica rivendicando meriti (così sul web: «Bella passeggiata ai Fori Imperiali, questa mattina, per vedere le colonne del Tempio della Pace, finalmente innalzate e tornate al loro posto dopo oltre 1.500 anni»).

Secondo, sottolineare ogni fallimento della gestione commissariale di Roma, salvando i prefetti, Tronca e Gabrielli, e addossando tutta la colpa a Renzi, che sarebbe il vero sindaco della città in questa fase di vuoto. E infatti puntualmente Marino si è indignato per la questione delle strade coperte di guano e la metro chiusa a Natale, anche se la responsabilità in questo caso andrebbe quantomeno condivisa con la sua amministrazione.

Terzo, denunciare le trame dei poteri forti dietro alla sua cacciata. Ha cominciato a farlo con l'intervista all'Huffington Post in cui ha sostenuto di essere stato cacciato perché si era opposto al progetto del duo Malagò-Montezemolo di costruire il villaggio olimpico per Roma 2024 in un'area cara a qualcuno che conta. Il prossimo colpo, con ogni probabilità, lo sparerà con il libro di memorie capitoline, da tempo agitato come spauracchio, di cui sarebbe pronta l'uscita in marzo per Feltrinelli.Di certo per Renzi il ritorno del chirurgo potrebbe diventare una grossa grana in chiave elettorale.

E a Roma sarebbe un gruppo di renziani, capeggiato da Cristiana Alicata, al lavoro per fare da pontieri con i mariniani e convincerli a sotterrare l'ascia di guerra prima delle urne.

In caso contrario per Ignazio resterebbe un altro ostacolo: ha saldato le due quote di iscrizione arretrate, ma non quelle che ogni eletto del Pd deve al partito, il 10% dell'indennità. Lui non ha versato per più di due anni, fanno diecimila euro. Se non paga, hanno spiegato a suo tempo dal Nazareno, può fare le primarie, ma non candidarsi. Che fa sindaco, concilia?

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica