RomaNon essendo del tutto sicuro dell'imperituro ricordo dei romani, il sindaco-chirurgo Ignazio Marino è passato all'accanimento terapeutico. Lascerà il segno, vuole le Olimpiadi a Roma nel 2024: «Una candidatura che serve ai romani».
Ai poveri cittadini servirebbero un po' di cassonetti, un metrò che non funzioni a singhiozzo, funzionari del Comune puliti, solerti ed efficienti e via sognando. Eppure Marino è convinto che «la città ha tutto quel che serve per competere», promette «rigenerazione, trasparenza, efficienza, niente sprechi e cattedrali nel deserto, ma piuttosto sobrietà». Olimpiadi-modello e città-giardino da lasciare in eredità non ai romani, macché: «Al mondo intero». Si sente a un «passaggio epocale»: in virtù della «grande bellezza», il sindaco parla di far diventare Roma «il sogno di chi verrà».
Per ora è l'incubo di chi ci sta. Ed è chiaro che la partita dei Giochi Marino se la giochi per restare in sella. Cosa alquanto dubbia, considerato che, con le dimissioni del vice Nieri, e l'appoggio esterno dichiarato da Sel, la maggioranza non ha i numeri. Neppure per gestire l'ordinario, come ha denunciato ieri Forza Italia. La situazione è assai delicata, al punto che le grandi manovre dentro il Nazareno (come sostituire Marino senza passare per le elezioni anticipate, come tenere in maggioranza Sel ridimensionandola e facendole ingoiare un «vice» del Pd) ha partorito l'ennesima polpetta avvelenata. Sotto forma di una candidatura di Nichi Vendola, ex governatore pugliese, alla fantastica carica di sotto-Marino. A parte l'improbabile degradazione sul campo - «Ho paura che se qualcuno glielo chiedesse rischierebbe di essere maltrattato», rispondeva il numero due di Sel, Nicola Fratoianni - la proposta era politicamente irricevibile. Avrebbe significato togliere le castagne dal fuoco a una giunta boccheggiante, che viene tenuta in vita artificialmente solo in virtù dello spauracchio elettorale. Questo Vendola lo sa bene, e con il passare delle ore è apparso chiarissimo anche agli altri del suo partito (qualcuno ha abboccato, facendo la figura dello sprovveduto). Così Fratoianni nel pomeriggio chiudeva la porta: «Non c'è nemmeno una possibilità su un milione, è una boutade di sana pianta», prima di chiudersi anche a conciliabolo con il sindaco per cercare di non far naufragare una maggioranza appesa ai quattro consiglieri vendoliani.
Ma contro chi era diretta, allora, questa polpetta avvelenata? Le interpretazioni si sdoppiano. Una traccia rileva che, guarda caso, proprio ieri l'ex sindaco Rutelli consigliasse a Marino in tv di «alzare il livello della giunta, anche se non mi pare propenso ad accettare consigli». In molti hanno poi visto il presidente pidino, Matteo Orfini, farsi in quattro per far sapere di essere contrarissimo a Vendola.
«Su Roma sta giocando una partita personale», si commenta al Campidoglio. «No, regge il gioco a Renzi per far fuori Marino», sostengono al Nazareno. Entrambi covi di vipere in gran fermento, il Giubileo prossimo venturo li rende capaci di tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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