Coronavirus

Venti milioni di immunizzati. Ma Speranza tira il freno: "La sfida non è ancora vinta"

La variante Delta spaventa mezzo mondo e anche l'Italia, ma seppur destinata a diventare prevalente pure da noi, l'immunizzazione completa dovrebbe metterci al riparo dalle conseguenze più gravi del virus

Venti milioni di immunizzati. Ma Speranza tira il freno: "La sfida non è ancora vinta"

La variante Delta spaventa mezzo mondo e anche l'Italia, ma seppur destinata a diventare prevalente pure da noi, l'immunizzazione completa dovrebbe metterci al riparo dalle conseguenze più gravi del virus. Per questo ora è più che mai necessario spingere la campagna di vaccinazione che, nonostante una lieve calo delle forniture a luglio, mantiene il target delle 500mila somministrazioni giornaliere (tranne qualche eccezione il 20 e il 27 giugno e ieri con solo 177mila vaccinazioni) ma per ora non può puntare oltre.

Ad oggi sono più 53 milioni i vaccini inoculati in Italia (il 56,4%), con quasi 20 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale. Significa che il 36,71% della popolazione è immunizzato e al riparo dalla variante Delta, visto che si stima un'efficacia contro la mutazione del 79% con due dosi di Pfizer e del 60% con due dosi di AstraZeneca. E in ogni caso tutti i farmaci approvati dall'Ema prevengono al 100% malattie gravi. La variante ex inglese, che adesso nel Regno Unito è diffusa al 99% è capace di evadere parzialmente la protezione della prima dose di vaccino e in Italia manca ancora all'appello una larga fetta di ultrasessantenni, una fascia a rischio che conta troppi individui senza protezione. La priorità è rintracciarli e convincerli a mettersi in sicurezza. Ma in questa fase, ora che la flessione dei contagi lo consente, è determinante anche riprendere il tracciamento dei nuovi contagi per isolare in tempo eventuali focolai.

Le conseguenze del buon andamento della vaccinazione sono davanti agli occhi di tutti. È il ministro della Salute, Roberto Speranza, per una volta, ad avere una visione meno nera del solito dell'andamento dell'epidemia. «Avevamo quasi 30mila persone in ospedale e ora ne abbiamo meno di 1500. Avevamo oltre tremila persone in terapia intensiva e ore ne abbiamo introno ai 200. È una situazione notevolmente cambiata in positivo», dice. Ma guai a pensare che il peggio sia passato. Non lo è e non dobbiamo rilassarci. «Non dobbiamo considerare vinta questa sfida, abbiamo bisogno di procedere sul terreno della gradualità e dell'attenzione anche perché ci sono varianti preoccupanti. Guardiamo i dati della Gran Bretagna. La partita non è assolutamente vinta, è tutta da giocare», spiega il ministro intervenendo alla conferenza programmatica del Psi.

Ma i nuovi casi sotto controllo, il Paese il fascia bianca e la ripresa dei viaggi in Europa grazie al green pass, insieme ad una gran voglia di svago dopo un inverno complicato per tutti, rischiano di far passare in secondo piano l'invito alla prudenza. Per ora la curva epidemiologica è rassicurante, ma la variante Delta - che secondo l'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità in Italia è già al 22,7% e presente in 16 regioni - impone massima attenzione all'andamento della curva. L'ultimo bollettino ha registrato 808 nuove infezioni, in calo rispetto alle 932 di ieri ma a fronte di un minor numero di tamponi, solo 141.640, con un tasso di positività salito allo 0,57% (sabato era allo 0,4%). A fare davvero la differenza è il costante alleggerimento della pressione sugli ospedali. I ricoverati con sintomi (1.364) sono 30 in meno rispetto al giorno prima, invece i degenti delle terapie intensive scendono da 204 a 197. Dodici i morti nelle ultime 24 ore.

Sul fronte delle regioni la Lombardia è prima per nuovi casi (131), seguita da Campania (110) e Sicilia (102).

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