
Filippo Turetta è stato aggredito nel carcere di Montorio, a Verona, dove sta scontando l'ergastolo per il delitto della sue ex fidanzata, Giulia Cecchettin. A colpirlo con un pugno in faccia lo scorso agosto (anche se la notizia è trapelata solo ora), è stato un detenuto di 55 anni che in cella sta scontando una condanna definitiva per omicidio e tentato omicidio. L'aggressione è scattata per ragioni legate a non ben definiti "codici d'onore" del carcere quando il 55enne ha visto entrare Turetta nella "sua" sezione, quella che ospita i "definitivi", generalmente considerata piuttosto "tranquilla". Qualche giorno prima il detenuto aveva già espresso il suo disappunto per la presenza del giovane padovano. Dopo l'episodio di violenza è stato messo in isolamento per quindici giorni. È stato il padre di Giulia, Gino Cecchettin, il primo a schierarsi contro l'azione del detenuto, ribadendo ancora una volta che "la violenza non è la soluzione" e che "i sentimenti che portano a questo sono sbagliati e da condannare": "Non mi fa sentire felice il fatto che Turetta sia stato aggredito, perché ancora una volta vuol dire che dobbiamo lavorare".
Dopo l'arresto in Germania e l'arrivo in Italia il 25 novembre 2023, il 23enne aveva trascorso il primo anno abbondante di carcere dapprima nell'infermeria, e poi - mentre l'ondata mediatica di condanna per l'uccisione di Giulia era al suo massimo - nella sezione "protetti", riservata agli autori di reati di forte riprovazione sociale, sottoposti alla massima sicurezza. Il trasferimento, avvenuto poco dopo la sentenza della Corte di Assise di primo grado, sarebbe stato determinato principalmente dal sovraffollamento della terza sezione e forse anche dalla scelta di far proseguire nel carcere "normale" il percorso di detenzione.
La decisione non era piaciuta agli avvocati del giovane, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, che avevano inviato una segnalazione alla direzione del carcere, alla Corte d'Assise e alla Procura di Venezia, per richiamare la necessità di "una particolare attenzione del detenuto in questo momento".