Veterinario sgozzato nell'ambulanza: arrestato il suo aiutante

Il presunto assassino, 23 anni, trovato sporco di sangue: «Assaliti da quattro rapinatori»

La tesi dell'«aggresione» da parte di una fantomatica «banda di rapinatori» zoppicava fin dal primo momento. Una versione che Valerio Andreucci, 23 anni, ha tentato di difendere - senza troppa convinzione - solo per qualche ora; il tempo necessario ai carabinieri di contestargli le incongruenze più evidenti nel suo racconto. E a quel punto il giovane si è limitato a dire: «Sono innocente». Ma il giudice, dopo l'interrogatorio nel carcere anconetano di Montacuto, ha confermato lo stato di fermo. Ora è pesantemente sospettato di aver ammazzato il veterinario Olindo Pinciaroli, 54 anni, sposato, padre di una figlia.

L'arma del delitto, un coltello da cucina, è stato ritrovato sporco di sangue a un centinaio di metri dal cadavere del professionista, riverso senza vita nell'ambulanza veterinaria dove stava viaggiando proprio con Valerio. Quale fosse il rapporto tra la vittima e il giovane è ora al vaglio degli inquirenti: si tratta di un passaggio-chiave dell'inchiesta, decisivo per comprendere il movente dell'omicidio. Andreucci è stato rintracciato quasi subito accucciato in un fossato nella campagna di Osimo (Ancona) a ridosso dell'autoveicolo teatro all'accoltellamento. Il giovane era in stato confusionale e con superficiali ferite da taglio; ai carabinieri ha tentato di descrivere una «finta rapina ad opera di quattro sconosciuti». Una ricostruzione che non stava in piedi. Lo ha capito anche il 23enne, che tuttavia non ha confessato di essere l'assassino.

Il corpo di Pinciaroli presentava ferite da taglio al torace e alla gola (queste le lesioni più importanti): l'autopsia dirà quali sono stati i fendenti mortali. Al momento contro Andreucci l'ipotesi di reato è omicidio volontario, senza premeditazione.

Il giovane, che gli inquirenti definiscono «collaboratore» del veterinario, stava accompagnando Pinciaroli a un appuntamento di lavoro in un maneggio di Polverigi. Cosa è accaduto durante il percorso? Per quale motivo i due hanno litigato? Sta di fatto che, a parere degli investigatori, il giovane ascolano arrestato ieri «avrebbe fatto tutto da solo». Dopo il delitto Andreucci ha puntato l'indice contro un «commando di 4 rapinatori lungo la via Chiaravallese».

«Io sono riuscito a mettermi in salvo» aveva raccontato ai familiari al telefono, chiedendo che andassero a prenderlo. Poi il lungo interrogatorio notturno, mentre i carabinieri raccoglievano elementi che hanno indotto il pm a disporre il fermo per «gravi e concordanti indizi di colpevolezza».

Nelle fasi immediatamente successive alla scoperta dell'omicidio era emersa, oltre al movente della «rapina», anche l'altrettanto improbabile ipotesi che «il delitto fosse legato al mondo dell'ippica e degli allevamenti di cavalli».

Qualcuno si era persino spinto a ipotizzare che era stato ucciso perché «aveva visto qualcosa che non doveva vedere, o per non

essersi prestato a operazioni illegali o scorrette nel mondo delle corse, della compravendita di purosangue, delle scommesse».

Invece in vero movente si nasconda lì: nel legame tra il 54enne Pinciaroli e il 23enne Andreucci.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica