Quel viaggio in Russia del grillino "dissidente": scoppia il caso

Nel 2019 il grillino Petrocelli guidò una missione a Mosca in cui si parlò espressamente della neutralità dell'Ucraina

Quel viaggio in Russia del grillino "dissidente": scoppia il caso

Le simpatie filo-russe del grillino Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato che non ha votato la risoluzione presentata dal governo, hanno origini lontane. Nel giugno 2019 il pentastellato guidò una missione a Mosca, organizzata con l'aiuto dell'Ambasciatore italiano in Russia, Pasquale Terracciano.

Insieme a Petrocelli, partirono anche il grillino Gianluca Ferrara e il forzista Enrico Aimi, membri della Commissione Esteri. "Quel viaggio rientrava nell'ambito della diplomazia parlamentare, fu una iniziativa delle due Commissioni Esteri, italiana e russa. Noi avremmo dovuto poi ospitare i russi, ma se non erro a causa del Covid non se ne fece più nulla", ricorda all'Adnkronos il pentastellato Ferrara che oggi definisce Vladimir Putin "un criminale". Il 17 giugno la delegazione italiana incontra Konstantin Kosachev, presidente della Commissione Affari Esteri del Consiglio della Federazione russa. Il meeting ha lo scopo di redigere un atto di indirizzo verso i rispettivi governi sulle relazioni tra l'Italia e la Russia.

Kosachev mostra tutto il suo apprezzamento perché, nel resoconto della Commissione sull'esito della missione, si parla dell'ipotesi "di una possibile neutralità dell'Ucraina" e "si auspica la ripresa, al più presto, di un dialogo strategico tra l'Unione europea e la Russia". Petrocelli, dal canto suo, apprezza soprattutto il contenuto del "punto 7", dove "si preconizza la formazione di un unico spazio economico ed umanitario da Lisbona a Vladivostok". Per quanto riguarda il riferimento all'"Ucraina indipendente e neutrale", il resoconto spiega che "si tratta di un'ipotesi di lavoro, avanzata nella consapevolezza che essa costituisce un'affermazione non condivisa dall'intera compagine politica dell'attuale governo in carica in Italia".

Kosachev considera un "fatale errore" le "'sortitè espansionistiche della Nato e dell'Unione europea", mentre per il senatore Ferrara l'Italia è "propensa, soprattutto nella presente congiuntura politica, a porsi come soggetto equidistante tra gli Stati Uniti e la Russia". Le due delegazioni, dunque, evidenziano la necessità di "arrestare il processo di allargamento indiscriminato della Nato", ridurre "le varie provocazioni in atto nel contestato territorio del Donbass", e "porre un freno all'applicazione delle sanzioni europee nei confronti della Federazione Russa". Petrocelli sottolinea "l'esigenza" della Russia a non patire "quella che è stata definita, a torto o a ragione, la 'sindrome di accerchiamentò" e chiede che "i decision-makers dell'Unione europea e della Nato inviino segnali tangibili e concludenti di apertura e di disponibilità al dialogo". Dal canto suo Kosachev assicura che la Russia "non ha alcuna intenzione di ricostituire un impero e, quindi, non esiste alcuna necessità oggettiva di 'contenerlà" e "per stabilire un nuovo e credibile clima di cooperazione, è indispensabile sgombrare il campo da queste fobie". Insomma, la Federazione Russa non è l'Unione Sovietica di una volta e non intende inglobale la Polonia e i Paesi baltici. Secondo il pensiero del presidente della Commissione Esteri russa "in Occidente viene molto alimentata la narrazione secondo cui la Russia costituisce ancora una minaccia che incombe sugli Stati ai suoi confini" e ciò "induce non pochi Paesi appartenenti alla Nato a diventare una sorta di 'ostaggio' dell'ideologia, di stampo prettamente americano, dell'allargamento di tale Organizzazione". Per quanto riguarda un possibile ingesso dell'Ucraina nella Nato, Kosachev afferma "che si tratterebbe di una circostanza inaccettabile per la Russia, secondo cui Kiev non potrebbe diventare uno Stato cuscinetto senza comportare serie ripercussioni per l'equilibrio geopolitico dell'area".

La delegazione italiana, poi, incontra la vicepresidente della Duma di Stato, Irina Anatoljevna, per parlare delle sanzioni che, secondo Petrocelli, vanno superate. Il 18 giugno gli italiani vengono ricevuti dal viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko, al quale Petrocelli, come si legge sempre nel resoconto stilato dalla Commissione, ribadisce che "dal punto di vista del governo italiano, la Federazione Russa rappresenta un partner strategico con il quale si intende implementare un già consolidato rapporto di amicizia e cooperazione economica". Il giorno seguente si tiene la conferenza "Il governo del cambiamento in Italia: un nuovo ordine del giorno in Europa?", organizzata dall'Istituto Europeo dell'Accademia delle Scienze russa. Alla luce di ciò, non si placano le polemiche per il voto contrario di Petrocelli. La capogruppo dei pentastellati, dopo averlo incontrato, ha escluso che il senatore possa subire dei provvedimenti disciplinari, mente Conte dovrebbe vederlo a breve. Ferrara lo difende: "Vito è sempre stato un presidente super partes.

Certo, con il voto sulla risoluzione ha fatto una scelta ben precisa. Ma in Commissione è sempre stato neutrale, per me deve rimanere". Da più parti, però, è già partita la richiesta di dimissioni di Petrocelli da presidente della commissione Esteri.

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