La manovra parte da 24 miliardi. Certo il taglio del cuneo e dell'Irpef. Si punta ad alzare l'assegno unico. Fiducia per la spending review

Il viceministro Leo assicura: "Tesoretto da 10 miliardi per rinnovi contrattuali e missioni internazionali". Con i risparmi per 2 miliardi promessi da Giorgetti sarà possibile potenziare i sostegni alle famiglie

La manovra parte da 24 miliardi. Certo il taglio del cuneo e dell'Irpef. Si punta ad alzare l'assegno unico. Fiducia per la spending review
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«Se consideriamo i famosi 100 euro che riguardano la riduzione del cuneo fiscale e l'effetto di rivisitazione delle aliquote, avremo un vantaggio mensile di circa 120 euro». Il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, ieri ospite di Bruno Vespa, ha di fatto anticipato che l'impianto della manovra verterà sulla conferma anche per il 2024 del taglio del cuneo già in vigore da luglio (7 punti in meno per i redditi fino a 25mila euro e 6 per quelli fino a 35mila) e sulla rimodulazione dell'Irpef da 4 a 3 aliquote. Si partirà dai redditi più bassi, accorpando i primi due scaglioni (quello fino a 15mila euro con aliquota al 23% e quello tra 15 e 28mila con aliquota al 25%) con un'unica aliquota al 23%. In questo modo si impiegheranno quasi tutti i 14 miliardi «guadagnati» alzando di 0,7 punti percentuali l'asticella del deficit 2024 dal 3,6 al 4,5% del Pil.

La manovra avrà poi un altro «tesoretto» di 10 miliardi di euro che «verrà destinato alle altre esigenze di spesa che il governo è orientato a onorare» come «i rinnovi contrattuali per i dipendenti, la sanità», ha aggiunto Leo. In merito ai contratti della sanità per il triennio 2022-24 il presidente Aran, Antonio Naddeo, ha affermato che è tutto pronto (289 euro lordi mensili di aumento) ma manca il conquibus, cioè lo stanziamento del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti (in foto) in sede di legge di Bilancio. Cioè dovrà appostare all'interno del Fondo sanitario nazionale i 2 miliardi previsti.

Il dibattito sulla manovra non finisce qui anche perché quei 24 miliardi potrebbero non coprire tutti i programmi. Sono «collegati» alla Nadef, infatti, 31 disegni di legge per alcuni dei quali sono previsti impegni di spesa. È il caso degli «interventi a favore delle politiche di contrasto alla povertà» e delle «misure a sostegno della maternità nei primi mesi di vita del bambino» e delle «famiglie numerose». Ad esempio, per le famiglie con almeno 3 figli si pensa a un potenziamento dell'assegno unico sul secondo e sul terzo bambino, ha annunciato ieri il ministro della Famiglia, Eugenia Roccella.

Analogamente, è previsto un ddl per «la realizzazione delle infrastrutture di preminente interesse nazionale», parole che fanno rima con Ponte sullo Stretto che il vicepremier Matteo Salvini da tempo pone in cima alle priorità del suo dicastero. Mercoledì scorso Giorgetti aveva confermato che un primo stanziamento ci sarà, «connesso all'effettivo allestimento dei cantieri». Per avviare i lavori basterebbero poche centinaia di milioni in spesa corrente, il resto dovrebbe rientrare nel capitolo investimenti. Il problema è che il Ponte costa tra i 12 e i 14 miliardi e l'obiettivo è inserire anche i Fondi Ue di coesione in questo progetto in modo da alleggerire il fardello. La Lega, intanto, intende proporre un bonus elettrodomestici per sostituire quelli meno efficienti (un voucher sul 30% della spesa con un tetto massimo di 100 euro). Se non dovesse entrare nella manovra, rispunterà come emendamento. In ogni caso, Giorgetti ha promesso di conseguire 2 miliardi di spending review dai ministeri. Dunque, la compagine governativa dovrà adeguarsi se ciascun componente vorrà sostenere le proprie richieste.

Da Bruxelles non sono arrivati segnali negativi. La Commissione Ue ha fatto sapere che non è prassi esprimersi sulla Nadef e che il 21 novembre pubblicherà il parere ufficiale sul Documento programmatico di bilancio (le tabelle della manovra incluse quelle della Nadef stessa; ndr) che l'Italia dovrà presentare entro il 15 ottobre a Bruxelles.

L'innalzamento dell'asticella del deficit potrebbe non essere un problema. In fondo, anche Francia e Germania l'anno prossimo saranno sopra il 4%, ma l'Italia dovrà impegnarsi sulla spesa corrente e sul conseguimento di un buon avanzo primario.

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