Seconde case, prima preoccupazione. Molte regioni, soprattutto quelle a maggiore vocazione turistica, giocano d'anticipo per evitare che la settimana di Pasqua diventi quella della grande invasione da parte dei vacanzieri con certificato di proprietà e che questo diventi una cagione di aumento di contagi in una fase delicatissima, in cui la partita contro il Covid è in equilibrio.
Il modello resta quello della Sardegna, diventata lo scorso agosto il simbolo dei danni che può fare il turismo spensierato: discoteche piene, spiagge affollate e in poche settimane è il virus che fa festa. Non è un caso che proprio la regione guidata da Christian Solinas qualche giorno fa ha annunciato che non sarà consentito a chi ha una casa andare a trascorrere le vacanze pasquali sull'isola, se non per ragioni di necessità ovviamente documentabili.
L'impressione è che stavolta le regioni facciano sul serio e che metteranno in campo tutte le forze a disposizione. Cosa piuttosto facile per la Valle d'Aosta, che ha fondamentalmente una sola arteria di accesso, la A5, a cui si aggiunge la vicina strada statale 26. Già in questi giorni i controlli alle frontiere regionali sono stati rafforzati e sulle due strade sono stati predisposti posti di blocco e controlli approfonditi sui veicoli in arrivo dal Piemonte. Coloro che non avevano motivi di lavoro, salute o necessità per entrare nella Valle sono stati costretti a tornare indietro. Controlli rafforzati e a campione anche sul traffico internazionale da Svizzera e Francia. La Valle d'Aosta attualmente è in fascia arancione, e fino all'ultimo ha temuto di essere spostata in rosso a causa dell'aumento dei contagi. Venerdì la regione amministrata da Erik Lavévaz ha fatto registrare 63 nuovi casi, che hanno portato il totale dell'ultima settimana a 274, con un'incidenza settimanale di 219 casi ogni 100mila abitanti, ancora sotto al livello di 250 considerato a rischio. Il 7 marzo l'incidenza era di 53,59. In pratica in soli dodici giorni i contagi sono aumentati di oltre il 400 per cento. Restano ancora sotto controllo le terapie intensive, con soli due posti occupati sui venti posti disponibili (il 10 per cento), ma la regione non vuole precipitare di nuovo nel caos.
E anche la Toscana si muove sull'orlo della zona rossa e pensa a blindarsi dall'arrivo di chi in regione possiede una seconda casa. Con la differenza che in questo caso le vie di accesso sono molto più numerose e sarà difficile garantire un controllo capillare. Ieri il presidente della regione, Eugenio Giani, ha firmato un'ordinanzata che impedisce l'accesso alle seconde case «da domani all'11 di aprile, proprio il periodo prossimo alle vacanze di Pasqua e immediatamente successivo». Una durata limitata che il governatore spera possa mettere l'ordinanza al riparo dalla sospensiva del Tar come accaduto a una precedente ordinanza simile. L'ordinanza vieterà di recarsi nelle seconde case per chi arriva da fuori Toscana, mentre per i residenti nella regione sarà possibile andare nelle seconde case solo a scopo di manutenzione. «Con molta trasparenza faremo presente che l'aumento della densità della popolazione nelle località dove si concentrano molte seconde case, in una situazione quale è quella della Toscana di oggi, è inopportuno.
Mi auguro che il provvedimento possa avere gli effetti che ci proponiamo proprio sulla pandemia». La Toscana fino a venerdì aveva 247contagi settimanali ogni 100mila abitanti e un indice di occupazione delle terapie da parte di pazienti Covid del 41 per cento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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