Sono i più grandi proprietari privati di vigneti di uve Nebbiolo a Barolo, con 76 ettari suddivisi in sette cascine tra cui quella che reca il nome dell'azienda: Batasiolo, di proprietà della famiglia Dogliani, che possiede anche il Boscareto Resort&SPA, albergo cinque stelle lusso, con il ristorante stellato La Rei affidato al giovanissimo Chef Fabrizio Tesse già secondo di Antonino Cannavacciuolo. In occasione del Vinitaly parliamo di questa realtà modello del vino piemontese e italiano con l'export manager Gabriele Pezzuto.
Il vino italiano negli ultimi anni ha vissuto soprattutto di export. Vale lo stesso anche per voi?
«Esportiamo quasi in 68 Paesi grazie al lavoro certosino fatto in tempi non sospetti dal ceo Fiorenzo Dogliani, che fa parte di una stirpe, quella langarola, di gente capace, caparbia, lungimirante».
Come è fatto il vino Batasiolo?
«Negli anni è stato portato avanti un ampio lavoro di sostituzione e ammodernamento dei vigneti. In campagna cerchiamo di lavorare nel modo meno invasivo possibile sui terreni, non utilizziamo assolutamente prodotti chimici in quanto inaridiscono e impoveriscono il terreno, per i trattamenti, facciamo uso di rame e zolfo. Tutto questo crea un ecosistema all'interno del vigneto e ci consente di coltivare vigne più forti e resistenti alle malattie che poi ci daranno un'uva più sana e salubre».
Che uso fate della tecnologia?
«Siamo in procinto di utilizzare droni per l'agricoltura: rappresentano il futuro nell'agricoltura di precisione come autentica strategia gestionale. Sensori a terra, sistemi Gps e apparecchiature di telerilevamento consentono infatti di valutare lo stato del terreno e adottare le tecniche di coltivazione più efficaci».
E in cantina? Nei vostri vini si avverte un uso ponderato e intelligente del legno.
«Facciamo tutte le fermentazioni in acciaio o in barrique e nel caso del nostro Chardonnay Morino utilizziamo anche il batonnage. Tutti i single vineyard del Barolo maturano in botti grandi di Slavonia di grandi dimensioni mentre il Briccolina in barrique di rovere francese, per la sua capacità di assorbire meglio il legno. Nessun produttore sano di mente vuole fare un vino che sa di legno».
E la
cantina?«Anche la cantina ha subito diversi interventi. Solo 4 anni fa è stata inaugurata la nuova barricaia con temperatura e umidità controllate e ora stiamo rinnovando la cantina dedicata agli spumanti Metodo Classico».
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