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"Il Viminale paghi i danni". Ma i violenti sono loro amici

Il sindaco di Bologna Lepore chiede un risarcimento dopo gli scontri dei pro Pal. I centri sociali protagonisti? Tutti coccolati dal Comune

"Il Viminale paghi i danni". Ma i violenti sono loro amici
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Coccole della sinistra ai violenti. Matteo Lepore, sindaco di Bologna, prova a scaricare sul governo la responsabilità dei tafferugli e dei danni di ieri. Ma la verità è che la sua città è imprigionata in un sistema in cui amministrazione e centri sociali procedono a braccetto, legati mani e piedi da anni di complicità e indulgenza. Il sindaco ha parlato di una gestione dell'ordine pubblico "sconsiderata da parte del Viminale", e ha chiesto risarcimenti. La "colpa" del ministro Matteo Piantedosi sarebbe insomma quella di non aver fermato una partita di basket, Virtus Bologna-Maccabi. Per Lepore l'esecutivo ha dato vita a uno scontro "testosteronico", usando "i muscoli" e non "il cervello". Insomma i violenti, che per il sindaco arriverebbero tutti "da fuori città", avrebbero trovato sponda nella scelta del Viminale. Il sottosegretario Molteni replica definendo "parole irresponsabili" quelle del primo cittadino. E peccato che le sigle in piazza fossero in larga parte bolognesi. E peccato, soprattutto, che sia proprio Palazzo d'Accursio a garantire da anni sostegno, spazi e legittimazione a quegli stessi centri sociali che oggi Lepore finge di non conoscere. Prendiamo il caso Làbas, tra i protagonisti della protesta anti-Israele. La sigla, tramite un'associazione, gestisce spazi comunali in pieno centro (vicolo Bolognetti 2), ottenuti con un bando che l'opposizione definisce "a due lire" e considera cucito su misura, dopo che una precedente assegnazione era stata bocciata dal Tar. Il centro sociale Tpo, anche lui in piazza, usufruisce del patrocinio comunale per un doposcuola e, sul sito del Comune, compare un "contributo" dedicato all'attività. Tpo - come evidenziato dalla questura - ha, come Làbas, "locali concessi in uso dal Comune". Il laboratorio Crash, altro protagonista della mobilitazione contro la partita, ha ottenuto l'ex centrale del latte di via Corticella. Insomma, se può essere complesso individuare i singoli responsabili del ferimento degli agenti e dei danni (circa 100mila euro), una cosa è certa: Lepore conosceva bene - eccome - le sigle che hanno animato il corteo. La Lega, peraltro, segnala come in piazza Maggiore, prima della partenza del corteo, fossero presenti due esponenti del centrosinistra. I due, che poi scrivono sui social di essere stati pacificamente in piazza, sono Giovanni Gordini, della lista "Civici con De Pascale", e Giacomo Tartisano, che siede in consiglio comunale con la lista "Lepore Sindaco". E Patrik Zaki ha condito Instagram con stories dalla scena della manifestazione. Il cuore dell'iniziativa, in buona sostanza, era tutto bolognese. E del resto sempre la questura e sottolinea come le persone provenienti "da fuori" fossero al massimo 100 su 5mila. Stefano Cavedagna, europarlamentare di Fdi, parla di "responsabilità politica" di Lepore. E ne chiede le dimissioni: "Lepore proverà a dire che lui lo aveva detto ma la realtà è che sono gruppi che conosce e che finanzia. Sapeva benissimo il copione di questi personaggi e ha alzato volutamente il livello della tensione". Toni simili a quelli del capogruppo in Consiglio comunale della Lega Matteo Di Benedetto: "Chiediamo che i consiglieri di sinistra presenti ieri in piazza chiariscano la loro posizione dinanzi a fatti così gravi. E crediamo doveroso che le fatture dei danni debbano essere pagati dagli organizzatori del convegno, veri responsabili di quanto accaduto". Poi c'è Siid Negash, consigliere di origine eritrea e musulmano che è il capogruppo della lista "Lepore sindaco", sostenitore della Global Sumud Flotilla e così via. Anche lui condivide il post in cui i consiglieri Gordini e Tartisano rivelano di essere stati in piazza.

Lepore, quindi, dopo aver caricato a molla la parte più rossa di Bologna sul boicottaggio della partita, chiede i danni al Viminale, che ha solo cercato di evitare un precedente. E lo fa, facendo finta di non sapere chi fossero gli animatori della piazza contro Israele. Gli stessi animatori che, in qualche caso, vengono foraggiati o aiutati dal Comune.

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