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Il "muro di bambole" contro la violenza sulle donne

Approvato il pacchetto in Cdm. Ora la politica si muove per sensibilizzare la società. L'impegno della Regimenti e l'iniziativa speciale sorta da un'antica tradizione indiana

Il "muro di bambole" contro la violenza sulle donne

La violenza subita dalle donne è un tema che non può che interessare l'azione politica. Il disegno di legge approvato qualche giorno fa in Consiglio dei ministri prevede tutta una serie di misure tese ad inasprire le norme ed a garantire strumenti di tutela migliori rispetto a quelli preesistenti.

Dal procedimento d'ufficio alla prevezione, passando per il fermo che potrà essere applicato in caso di sospetti evidenti: il pacchetto pensato dal governo di Mario Draghi è complessivo. Ma non è soltanto l'esecutivo ad avere intrapreso una vera e propria battaglia in materia: pure singoli esponenti politici stanno, attraverso la loro azione, contribuendo alla sensibilizzazione del contesto europeo, e non solo di quello italiano, sull'argomento. É sulla società e sulle sue consapevolezze che bisogna lavorare.

Il pacchetto di misure del governo

É il caso dell'europarlamentare di Forza Italia Luisa Regimenti, che ha plaudito a quanto predisposto dall'esecutivo: " La recente approvazione da parte del Consiglio dei ministri del disegno di legge per contrastare con maggiore efficacia la violenza contro le donne rappresenta una splendida notizia - ha premesso l'esponente forzista che siede al Parlamento di Strasburgo e Bruxelles - . E ancora: "Anche se la strada è ancora lunga, il provvedimento, che spero venga approvato in tempi rapidi dal Parlamento, introduce importanti novità che intervengono sotto il profilo della prevenzione. Prevedere per esempio il fermo immediato per i violenti in caso di imminente pericolo - ha specificato al Giornale.it - , risponde all’esigenza, da me più volte denunciata, di interrompere quella drammatica spirale di femminicidi che il più delle volte avviene malgrado ci siano state una o più segnalazioni di maltrattamenti, minacce o aggressività nei confronti delle donne". Il percorso intrapreso dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dai vertici di Dicastero è quello giusto, insomma. E l'opera di sensibilizzazione, oltre che per mezzo di provvedimenti concreti, può passare da iniziative simbolo.

L'esecutivo del Belpaese ha poi esteso alcune normative previste per i reati di mafia al contesto della violenza domestica, a quella di genere e ad altre fattispecie interessate. Un ulteriore punto che è stato condiviso dalla Regimenti: "Allo stesso modo - ha fatto presente dell'europarlamentare, analizzando il disegno di legge nel suo complesso - , estendere le misure di prevenzione personali previste per i reati di mafia agli indiziati di tutti gravi reati relativi alla violenza di genere e a quelli già segnalati in precedenza, per percosse, lesioni e violazione di domicilio, potrà rappresentare un ottimo deterrente per disarmare la mano di quanti, fino ad oggi, hanno pensato che distruggere la vita di una donna, psicologicamente e materialmente, sia un reato come tutti gli altri, spesso mai punito a dovere", ha notato l'esponente di Forza Italia che è da sempre in prima linea su questi aspetti.

Il binario, in fin dei conti, è duplice: una strada passa dai provvedimenti legislativi, mentre l'altra può procedere con un'azione continuativa su base territoriale. Si tratta d'intervenire sia sugli aspetti culturali e sociologici sia su quelli di natura strettamente psicologica. E l'impegno non può che essere pervasivo: "Questa piaga che avvelena la nostra società - dichiara l'europarlamentare - si deve combattere sia fra le mura delle istituzioni sia sensibilizzando l’intera comunità nazionale. In definitiva, non dobbiamo mai abbassare la guardia, dimostrando compattezza e facendo sentire alta la nostra voce, perché la guerra contro la violenza sulle donne si vince fuori dal silenzio. Solo così potremo imprimere un vero cambio culturale della nostra società". Quel che serve, in buona sostanza, è una sorta di rivoluzione capace di sviluppare consapevolezze.

L'iniziativa del "muro di bambole"

Le giornate dedicate come quella del 25 novembre possono essere essenziali, ma il rischio è che il tutto si traduca nella sporadicità. Per questo motivo, l'europarlamentare di Fi ha intrapreso un vero e proprio tour con il quale ha già toccato alcune realtà cittadine del Lazio. Lo stesso tour che è destinato ad allargarsi oltre i confini della regione laziale. L'intenzione è quella di toccare l'intera nazione italiana. "Se se le celebrazioni del 25 novembre per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne durano un giorno solo - esordisce la Regimenti, mentre espone le sue iniziative - , la nostra battaglia non può fermarsi un solo istante, raggiungendo tutte le comunità per far capire ad ogni vittima di violenza non solo che non sarà abbandonata, ma che una mano tesa la raggiungerà ovunque per difenderla". L'antidoto reale alla drammaticità del problema è un'azione capillare. E gli strumenti possono variare: in questo caso, si è deciso di dare vita ad un "muro di bambole".

Il tutto origina da una delle città in cui ha sede il Parlamento europeo, per poi procedere in un cammino che si prospetta lungo: "Siamo partite da Bruxelles - racconta la Regimenti - per portare il “muro delle bambole”, simbolo di tutte le vittime di femminicidio, in un tour in ogni comune del Lazio, auspicando che questa iniziativa possa estendersi su tutto il territorio nazionale". Ma in cosa consiste questa iniziativa? "Il 'muro delle bambole' - viene specificato - riprende una tradizione indiana, secondo la quale ogni volta che una donna subisce violenza, una bambola viene affissa sulla porta della sua casa. Si tratta di un’importantissima campagna di sensibilizzazione che non sarebbe possibile senza il decisivo apporto della 'Rete europea delle donne', di cui sono fondatrice e presidente onorario". Non si tratta di un'organizzazione a caso, ma di un gruppo composto quasi da mille persone.

"Potremmo definirlo un ìcontenitore pensante' - ci dice l'europarlamentare -, che ad oggi riunisce oltre 900 donne provenienti da realtà professionali e territoriali diverse, ma tutte impegnate in attività sociali nelle proprie città. La Rete è nata per aiutare le donne e per difenderle e proteggerle nei casi in cui si trovino in condizione di necessità". La presenza della Rete è garantita in ogni circostanza in cui una donna soffra. Il muro di bambole, antica tradizione indiana, è un mezzo.

Il fine, che sembra raggiungibile per mezzo di operazioni tanto diverse quanto congiunte, prevede che il silenzio sulla violenza sulle donne smetta di palesarsi quale possibilità.

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