
Violenze sessuali, rapporti orali imposti e persecuzioni su infermiere e dottoresse. Emerge uno scenario inquietante dalle mura dell'ospedale di Piacenza «Guglielmo Da Saliceto», dove un primario è stato arrestato per violenza sessuale aggravata ed atti persecutori. Secondo le accuse il noto professionista, che si aggirava nel nosocomio con fare sicuro e disinvolto, riteneva che le dipendenti fossero a sua disposizione anche fisicamente e non si faceva scrupoli ad abusare sessualmente di loro persino durante i turni di lavoro. Il muro di omertà è stato abbattuto quando una dottoressa ha denunciato l'aggressione subita per la prima volta dopo essersi recata nell'ufficio del capo per discutere delle ferie. In quella occasione la donna era stata chiusa a chiave nella stanza, sbattuta contro un mobile e costretta a subire atti sessuali, interrotti solo dal casuale arrivo di un collega. Qualche settimana dopo è stato aperto il vaso di Pandora: in quarantacinque giorni di intercettazioni telefoniche e ambientali (sia audio che video) la polizia ha contato ben 32 episodi di violenze sessuali. L'orco era sempre lui, il primario (che è anche direttore di Struttura complessa). E il suo studio era diventato il teatro dell'orrore pressoché quotidiano. Varcare quella soglia per questioni lavorative significava, per il personale sanitario di sesso femminile, sottomettersi a lui sessualmente. «Di fatto, compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio, si legge nell'atto che ha portato alla misura cautelare. E le vittime erano in costante soggezione ed intimorite da eventuali conseguenze sul lavoro o in famiglia se si fossero opposte. Con diversi colleghi uomini, invece, il medico si vantava delle sue prestazioni e riceveva da loro persino suggerimenti. Non a caso, conferma la polizia, «l'ambiente ospedaliero di Piacenza si è dimostrato gravemente omertoso ed autoreferenziale, in quanto le condotte del primario erano da tempo note a gran parte del personale». Un vero e proprio terremoto che si abbatte sul sistema sanitario piacentino. L'Azienda sanitaria locale in una nota esprime solidarietà alle vittime e assicura «massima collaborazione con la magistratura. Laddove sarà opportuno e necessario, ci costituiremo parte civile». Duro l'intervento del presidente dell'Ordine dei Medici Filippo Anelli, che parla di «comportamento non degno di un medico» che non può «approfittare di una posizione di potere». E poi la chiosa: «Invitiamo a non tacere, a non aver timore di denunciare».
Ma da Milano arriva un'altra vicenda di violenza: questa volta il protagonista è un medico radiologo in pensione di 71 anni che fingeva di essere un ginecologo. Mentre un complice 42enne filmava lui abusava di ragazze che, convinte che dietro compenso avrebbero dovuto fare le attrici in video promozionali di una clinica (inesistente), si sottoponevano a finte visite.