Economia

Il virus frena l'economia Ue. A rischio aziende e banche

Bruxelles rivede in peggio le previsioni sul Pil. In Italia l'indice Pmi annuncia recessione, Nord peggio del Sud

Il virus frena l'economia Ue. A rischio aziende e banche

Ripresa più lenta, banche in affanno. Crisi più pesante del previsto, tanto da fare pensare a un protrarsi della recessione. La nuova ondata di covid si fa sentire sull'economia europea e, soprattutto, italiana. A certificare la frenata ci sono le previsioni d'autunno della Commissione europea che saranno ufficializzate oggi. Niente accelerazione di fine anno. Complicato anche il rimbalzo nel 2021.

Nelle previsioni ci sarà «una ripresa più lenta di quanto previsto in precedenza», ha anticipato ieri il vicepresidente dell'esecutivo europeo Valdis Dombrovskis, per il quale anche il settore del credito risentirà del peggioramento. «L'impatto della pandemia è enorme sull'economia e pare inevitabile che peggiorando la situazione le banche vedranno aumentare il loro livello di crediti in sofferenza». A rischio capacità di prestare denaro all'economia reale e creare sviluppo.

L'allarme del vertice di ministri finanziari dell'Ue serve a preparare nuove misure che la Commissione presenterà il prossimo mese per lo smaltimento dei crediti deteriorati della nuova ondata.

I governi dell'Unione sanno che gli strumenti in via di attivazione, compreso il Next generation Eu, rischiano di non bastare.

A confermare le prospettive poco favorevoli, l'indice Pmi Ihs Markit, che si basa sugli ordinativi delle aziende. L'indice composito dell'area dell'Eurozona si attesta a quota 50. Quindi sul valore limite che annuncia la recessione. In calo rispetto al 50,5 di settembre. Vanno male soprattutto i servizi. In Germania il manifatturiero è in ripresa, unico stato europeo, ma l'indice Pmi servizi anche per Berlino è sotto i 50 punti, 49,5.

Per quanto riguarda l'Italia è in calo l'indice composito, che monitora l'attività dei settori servizi e manifatturiero, sceso in ottobre a 49,2, segnalando nuovamente valori in contrazione della produzione del settore privato. La ripresa del manifatturiero è stata annullata dal calo dei servizi. È il conto della seconda ondata che spinge le aziende a frenare sugli ordinativi e mette in discussione le previsioni del ministro dell'Economia Roberto Gualtieri.

Ma i problemi dell'Italia vengono da lontano e sono precedenti al coronavirus. Nel 2019, secondo un report dell'Istat, la produttività del lavoro in Italia è diminuita dello 0,4%, come risultato di un incremento delle ore lavorate dello 0,4% e di una variazione nulla del valore aggiunto. Sempre l'anno scorso la produttività del capitale è diminuita dell'8%. Dati che si riferiscono al periodo precedente alla pandemia. Anche prima dei dati negativi del 2019, l'Italia registrava una crescita della produttività molto inferiore a quella della media europea: più 0,3% tra il 1995 e il 2019 rispetto all'1,6% dell'Unione.

Il primo lockdown e gli effetti del covid sull'economia si sono fatti sentire soprattutto al Nord, ha confermato ieri Bankitalia.

Nei primi sei mesi del 2020 l'attività economica si è ridotta di oltre il 10% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale elaborato da palazzo Koch la flessione è stata più marcata al Nord, dove la pandemia si è fatta sentire prima.

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