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Visco rassicura i mercati: "L’Italia non preoccupa". Schiaffo ai falchi tedeschi della Banca centrale europea

"Sul Pnrr non mi sembra su una strada diversa da Draghi". E invita alla prudenza sui conti.

Visco rassicura i mercati: "L’Italia non preoccupa". Schiaffo ai falchi tedeschi della Banca centrale europea

«Si stanno facendo strada le ragioni di un approccio più graduale, nonostante l'attuale alto livello di inflazione osservato». È il modo, istituzionale, con cui il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso di un evento dell'Omfif, Official monetary and financial institution forum, ha invitato alla riflessione sul percorso di rialzo dei tassi da parte della Banca centrale europea. Il governatore, poi, concede un'apertura di credito al governo Meloni: riguardo al Pnrr «questo governo non mi sembra su una strada molto diversa da quello precedente». E, allargando lo sguardo al Paese, sia in termini di debito pubblico che in termini di partite correnti, «non c'è da preoccuparsi troppo».


I Paesi ad alto debito, come l'Italia, ora devono fare i conti con una Banca centrale europea in mano ai falchi che può provocare un irrigidimento troppo repentino della politica monetaria, con l'effetto di far aumentare in modo brusco il costo del debito, privando il Paese di munizioni finanziarie indispensabili. Visco, nell'analizzare la situazione italiana, plaude alla volontà del governo di intervenire sul caro energia perché così facendo riduce la «spirale salari-prezzi». Continua a predicare prudenza sui conti, ma non può fare a meno di notare come la crescita a sorpresa nel terzo trimestre dell'anno potrebbe regalare «un effetto trascinamento sul prossimo anno». Insomma, l'Italia sta facendo i suoi compiti a casa, con un rapporto tra debito e Pil discendente, nonostante lo scenario in peggioramento. Sul Tpi, lo scudo antispread che dovrebbe fornire un riparo ai Paesi più indebitati, Visco spiega che «non interverrà nel caso in cui siano adottate misure che giustificano un ampliamento dello spread». Una sorta di avvertimento, in considerazione del fatto che al momento a capo della Bce la brigata dei falchi non intende fare alcuno sconto a Roma. Tant'è che il capo della Bundesbank tedesca, Joachim Nagel, ieri a Bloomberg ha lanciato un messaggio con un chiaro destinatario quando ha sottolineato che lo scudo anti spread «non è uno strumento per finanziare alcuni paesi».


Dall'Italia, ma anche dalla Francia, si è levata più di una voce per invocare moderazione nei rialzi (la Bce, infatti, potrebbe andare a dicembre verso il terzo rialzo da 0,75% consecutivo). Lo stesso Fabio Panetta, membro italiano del consiglio direttivo della Bce, ha invitato alla riflessione dicendo che se tutte le banche centrali agissero all'unisono con durezza, applicando duri rialzi dei tassi, «potrebbero accentuare gli impatti reciproci se non considerano a sufficienza il circolo che creano». Insomma, se tutti stringono forte il rischio è di una recessione profonda. Però la presidente della Bce, Christine Lagarde, intervenuta ieri a Riga, in Lettonia, sembra quasi auspicarla. La presidente, infatti, rivendica l'indipendenza della Bce dai governi e afferma che «una recessione leggera non sarebbe sufficiente ad abbattere i livelli attuali d'inflazione».

Per Lagarde i rischi su economia e imprese non sono un problema della Bce, che piuttosto deve pensare a riportare l'inflazione al 2% eliminando «qualsiasi accomodamento monetario che stimoli la domanda, specie quelli varati durante la pandemia».

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