Europa

Visco spara contro i falchi Bce. "Sbagliato alzare così i tassi"

Il governatore di Bankitalia: "Incertezza elevata, non apprezzo le parole dei colleghi". E Tajani lo appoggia

Visco spara contro i falchi Bce. "Sbagliato alzare così  i tassi"

La muraglia eretta dalla Bce per combattere l'inflazione ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. E quelle punte acuminate sono i tassi in rialzo. Rischiano di far male, se non si sta attenti. Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, porta con sé Eugenio Montale nella disputa sulla piega restrittiva che ha da tempo preso la politica monetaria. Dice, parafrasando il poeta ligure: «posso solo dire ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». E «ciò che non vogliamo è un'inflazione alta e persistente», ma neppure il pilota automatico inserito dai falchi dell'Eurotower. Il cui piano di volo prevede altre strette, senza nemmeno considerare un punto di atterraggio. Manca il cosiddetto pivot, il punto raggiunto il quale il costo del denaro smette di salire. «L'incertezza è così elevata che come consiglio direttivo abbiamo concordato di decidere meeting by meeting, senza quella forward guidance che avevamo seguito finora. Non apprezzo le dichiarazioni dei miei colleghi sui rialzi prolungati dei tassi», ammonisce seccamente Visco. Per poi ricordare come l'attuale situazione geopolitica renda «molto difficile prevedere i futuri andamenti macroeconomici»; ciò dovrebbe indurre alla prudenza lasciando che sia i dati a tracciare la rotta e «senza mettere a rischio la stabilità finanziaria e minimizzando gli effetti negativi sull'ancora fragile ripresa».

In vista della riunione del prossimo 16 marzo, sono parole che confermano come si stia allargando il solco profondo che divide le diverse anime della Bce e che trovano sponda nel ministro degli Esteri, Antonio Tajani. «Condivido appieno le affermazioni del governatore Visco che invitano tutta l'Europa alla prudenza sulla questione del costo del denaro. Vanno nella direzione di sostenere le imprese. C'è una preoccupazione che un eccessivo aumento del costo del denaro possa bloccare la crescita». Fin dalle prime esternazioni del titolare della Difesa, Guido Crosetto, contro l'eccessivo potere della banca centrale, l'Italia ha mantenuto una linea critica rispetto alla postura sempre più rigida assunta da Francoforte. «I seri problemi di bilancio» creati dalle strette ai tassi richiamati dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, fanno il paio con il richiamo «a non guidare a fare spenti nella notte» rivolto nei giorni scorsi da Fabio Panetta ai colleghi del board della Bce. Il problema è che quella dell'Italia sembra una vox clamantis in deserto. Un'eco lontana che va a sbattere contro la furia cieca (e maggioritaria) di quanti vogliono, costi quel che costi, tagliare le teste all'Idra dell'inflazione. All'inizio di febbraio Christine Lagarde aveva lasciato intendere che un giro di vite dello 0,50% in marzo non era scolpito nella pietra, ma da allora la presidente della Bce ha cambiato idea, finendo per farsi megafono di quanti pretendono di rafforzare il pugno di ferro. In prima linea, i tedeschi della Bundesbank. Fregandosene dell'approccio meeting by meeting richiamato da Visco, la Buba sta già sbattendo i pugni sul tavolo per strappare un rialzo di un altro mezzo punto in maggio. A darle manforte il governatore della banca centrale austriaca, Robert Holzmann, e il collega belga Pierre Wunsch, con il primo che ha addirittura proposto almeno quattro rialzi da 50 punti base, a partire dalla prossima settimana. Tutto pare già scritto, ancor di più dopo che il capo della Fed, Jerome Powell, ha avvertito che la stretta negli Usa sarà più dura del previsto. I mercati assistono ormai rassegnati all'aggressività delle banche centrali, convinti che i tassi saliranno nell'eurozona dall'attuale 3% ad almeno il 4%. Un livello urticante per i nostri conti pubblici, peraltro ormai privi dello scudo dell'Eurotower dopo la rimozione del piano di acquisti di bond sovrani.

L'alibi sempre pronto all'uso del versante hawkish è che «non possiamo ancora cantar vittoria sull'inflazione», nonostante i calcoli grossolanamente sbagliati per eccesso dall'Olanda dovrebbero indurre alla riflessione e alla prudenza. Come appunto chiede Visco. Che certo non si può definire un eretico.

Soprattutto quando sottolinea che «la tassa energetica va assorbita non generando vane e dannose rincorse tra prezzi e salari, ma accrescendo la capacità di sviluppo dell'economia, e con essa la dinamica dei redditi reali».

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