Roma - Bassolino candidato sindaco di Napoli nel 2016: basta questa ipotesi (seriamente affacciata da spezzoni importanti della sinistra partenopea) per far capire quanto sia in altissimo mare la partita delle prossime amministrative per il Pd. Certo, Antonio Bassolino è stato un grande sindaco, che ha segnato una stagione passata alle cronache come «Rinascimento napoletano». Ma è una stagione lontana nel tempo, «virato seppia» come scrive l'ex assessore bassoliniano Claudio Velardi, sconsigliando caldamente all'allora primo cittadino di riprovarci. Resta il fatto che, sotto il Vesuvio come in mezza Italia che va al voto tra meno di un anno, il Pd non sa che pesci prendere. E in molte importanti città si rischiano guerre per bande che porterebbero a sanguinose primarie e a possibili sconfitte. Con conseguenze assai pesanti per l'inquilino di Palazzo Chigi.
La partita delle amministrative 2016 è pericolosa per Matteo Renzi innanzitutto per una ragione: in tutti i principali Comuni in cui si vota, il centrosinistra e il Pd sono al governo. Ogni ribaltone elettorale, quindi, verrà interpretato come uno smacco per il premier. A Milano il tentativo di convincere a ricandidarsi Giuliano Pisapia, che esce dal primo mandato con un bilancio assai positivo coronato dal successo di Expo, è finora fallito. L'ipotesi di candidare il commissario di Expo Sala, pure accarezzata, è tramontata. E ha detto no anche il ministro Maurizio Martina, che preferisce restare a Roma. In campo c'è il parlamentare Emanuele Fiano, sponsorizzato dal ministro Boschi ma che non convince il premier; c'è l'assessore Pd Majorino e la vicesindaca dimissionaria De Cesaris; potrebbero presto arrivare Stefano Boeri e Umberto Ambrosoli (il primo sconfitto da Pisapia alle primarie scorse, il secondo da Maroni alle Regionali, ma vittorioso a Milano città): si rischiano primarie caotiche e - dicono in casa renziana - «se a Fi riesce il colpo Del Debbio la partita per noi si fa durissima». A Napoli il Pd ha già cominciato ad azzuffarsi: c'è chi appunto propone il ritorno di Bassolino (che però si tira indietro: «Tenetemi fuori da queste discussioni estive»), chi rilancia nomi già triturati dalle primarie fallite del 2011 (Ranieri e Cozzolino), chi - come i renziani Pina Picierno e Francesco Nicodemo - ipotizza una sorta di Leopoda campana già sperimentata per le scorse regionali, la «Fonderia», per selezionare le candidature. E soprattutto c'è un convitato di pietra, il governatore De Luca, che - è il timore di Palazzo Chigi - finirà per appoggiare la ricandidatura di de Magistris: non certo per particolare stima verso «Giggino 'a manetta», ma proprio perché lo considera un personaggio di scarso spessore e capacità, e quindi non ingombrante per la sua leadership in Campania.
A Bologna, dopo varie tensioni interne al Pd, si va verso la riconferma di Virginio Merola. Il cuperliano Andrea De Maria ne aveva messo in discussione la ricandidatura, definendolo «non all'altezza» e chiedendo una verifica del suo gradimento.
Il Pd locale ha commissionato un sondaggio che lo dà vincente col 45-48% senza Sel, nonostante i dubbi che lo stesso governatore emiliano Bonaccini confidava tempo fa («A Bologna rischiamo»), e Merola è stato riconfemato. E ha sciolto positivamente la riserva, con sollievo di Renzi, anche Piero Fassino, che ricandiderà a Torino (e, cosa che gli sta assai a cuore, verrà riconfermato come presidente Anci).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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