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Sconfessati Greco e i suoi fedelissimi. Veleni e tradimenti, la procura di Milano ora è senza guida

Il capo (indagato) in pensione in autunno. Il futuro è un'incognita. Una vittoria dei pm che avevano firmato in difesa del loro collega

Sconfessati Greco e i suoi fedelissimi. Veleni e tradimenti, la procura di Milano ora è senza guida

La presenza di Paolo Storari nella Procura di Milano «non è sintomatica di una situazione che possa pregiudicare la buona amministrazione della giustizia». È questa la frase chiave del provvedimento che ieri dal Csm arriva a Milano, dove passa (virtualmente) di mano in mano tra le decine di magistrati che avevano sottoscritto l'appello in difesa del pm sotto accusa per i verbali del caso Amara. È la frase decisiva perché fa proprio quanto era stato scritto nell'appello firmato dall'intera Procura della Repubblica (tranne i fedelissimi del capo Francesco Greco). Storari è uno di noi e siamo pronti a continuare a lavorare al suo fianco, diceva in sostanza il documento: entrando così in rotta di collisione con Greco, che infatti l'aveva preso malissimo; nonché con la procura generale della Cassazione che aveva chiesto al Csm la testa di Storari proprio in nome della «serenità» della Procura milanese.

Ieri, per i firmatari, è il giorno della vittoria: nella decisione del Csm si scrive anche che Storari può continuare a fare il pm a Milano perché quanto accaduto intorno ai verbali di Amara è una vicenda irripetibile, «collegata ad una particolarissima situazione fattuale, che aveva creato sovrapposizioni e disfunzioni difficilmente reiterabili in altri casi». Incolpare Storari di avere violato il segreto consegnando i verbali a Davigo è arduo perché lo stesso Csm ha diramato una tale serie di circolari sul segreto che non ci si capisce più niente: «Le circolari hanno dato luogo a problematiche interpretative», e l'accusa mossa a Storari è figlia di una «interpretazione normativa di non piana soluzione» e di un precetto non «chiaramente individuabile». Il pm viene prosciolto anche dall'avere accusato ingiustamente i suoi capi di voler bloccare le indagini sulla «loggia Ungheria»: nel suo sfogo con Davigo, si limitò secondo il Csm a manifestare «la preoccupazione sulle modalità di gestione del procedimento, in presenza di una chiara divergenza di vedute con il Procuratore».

Le dieci pagine che i colleghi milanesi di Storari si trovano in mano sono, insomma, quasi una assoluzione piena per il pm finito nei guai. La reazione è di sollievo, «siamo felicissimi per Paolo», dice uno dei firmatari. Ma è chiaro a tutti che insieme alla vittoria di Storari la decisione del Csm porta anche a una sconfessione piena di Greco e del suo cerchio magico, e mette da questo punto di vista la Procura milanese in una situazione drammatica, con un capo che a tre mesi dalla pensione si trova indagato penalmente a Brescia e smentito dall'organo di autogoverno. Così la domanda che si fanno le decine di pm qualunque, quelli che hanno firmato il documento più per amicizia verso Storari che per avversione a Greco, è: adesso cosa accadrà? La paura della maggioranza è di trovarsi di fronte a un interregno di lunga durata, in un ufficio sostanzialmente non governato. E questo non gioverebbe a nessuno.

Ieri, nella grande Procura svuotata dall'agosto, accade - da questo punto di vista - un incontro significativo. Greco, che è tra i pochi presenti al lavoro, incontra il procuratore aggiunto Riccardo Targetti. Targetti è il più anziano tra i «vice» del capo, e questo lo destina a guidare l'ufficio nei lunghi mesi che il Csm impiegherà a scegliere il nuovo procuratore. Anche Targetti ha firmato l'appello in difesa di Storari: ma si dice che lo abbia fatto anche per non schierarsi contro la base dell'ufficio, e per candidarsi a riportare l'armonia, all'indomani del pensionamento di Greco, in un gruppo di lavoro devastato da contrapposizioni e veleni. Il lungo incontro di ieri tra Greco e Targetti non è ancora un passaggio di testimone, ma forse è il segnale che ci si prepara a voltare pagina.

Comunque non sarà facile, perché questa storia ha lacerato anche i rapporti personali: e perché in Procura rimane comunque Fabio De Pasquale, il procuratore aggiunto che i verbali di Amara voleva usarli contro l'Eni, e che Greco ha voluto alla testa del contestatissimo pool sui reati economici internazionali. Un pool che era il fiore all'occhiello della Procura milanese, e che perfino l'Ocse si preparava a incontrare in questi giorni.

Incontro saltato, ovviamente.

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