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Il vizio del pacifismo che rallenta la pace

Il vizio del pacifismo che rallenta la pace

D a Biden che si intromette negli affari dell'Ucraina all'Unione europea che finisce per finanziare le milizie neonaziste del paese invaso dai russi. Appena parte un colpo, a sinistra scatta il riflesso di Pavlov del pacifismo, una delle più nobili dottrine della storia moderna ma purtroppo distorta da un'ideologia che l'ha resa uno strumento deleterio nel cogliere il suo scopo: la pace.

C'è sempre uno più progressista di un liberal aperto ed evoluto, ed è appunto il pacifista medio che si scaglia contro la «sedicente sinistra». Copyright di un senatore della Repubblica, Mattia Crucioli, portabandiera di Alternativa. La «sedicente sinistra», vista dai puristi gandhiani, in questo caso è quella di un governo chiamato a fronteggiare una crisi politico-militare che potrebbe sfociare in un conflitto globale. Per i Crucioli rientrati sulla scena con la guerra ucraina, non può che suscitare orrore un ministro della Difesa come Lorenzo Guerini (Pd) che sollecita responsabilmente un aumento delle spese militari. Misura necessaria, a sua volta mutuata da un altro governo di sinistra, anzi sinistra-sinistra, quello tedesco guidato da Scholz che ha appena stanziato 100 miliardi di euro per le forze armate.

La pace è un valore supremo, pari al benessere individuale e alla dignità dell'essere umano. Brandirla strumentalmente come spartiacque tra anime virtuose e guerrafondai di ritorno è soltanto l'ennesimo rigurgito di una componente massimalista che continua a giudicare il riformismo come l'anticamera del fascismo. L'annosa questione dell'esercito comune europeo, spaventosamente in ritardo, è stata frenata negli anni proprio da un oltranzismo pacifista presente nei principali paesi Ue che ha impedito il compiersi di un processo coerente con il progetto degli Stati Uniti d'Europa. Una visione, guarda caso, che è sempre piaciuta più a sinistra che a destra. È bello vivere di emozioni e di parole di condanna: chi non sogna un mondo dove i conflitti possano essere risolti da marce, sit-in e giri di chitarra?

Il mondo è il nostro paradiso terrestre, ma purtroppo resta un luogo pericoloso dove vivere, anche se mille volte più sicuro rispetto all'antichità. Ogni tanto spunta un Putin che organizza invasioni di stati sovrani limitrofi, con buona pace di chi vedeva la Terza guerra mondiale come uno scontro virtuale tra server, super computer e cyber boicottaggi da remoto. La nuova guerra sono i vecchi tank, i vecchi bunker anti aereo, i vecchi missili terra-aria chirurgici come la mannaia di un macellaio sfinito dal cinquantesimo colpo della giornata.

Intralciare le risposte militari, previste dal diritto internazionale, non è la ricetta giusta per replicare alle aggressioni. La dottrina della deterrenza insegna ancora che arsenali pieni e non inferiori al nemico sono il miglior fattore per un equilibrio di potenza che, tradotto in quattro lettere, si chiama pace. Per la Ue la crisi ucraina è il banco di prova per dimostrarsi una potenza militare sovranazionale, temuta e rispettata dal folle invasore di turno. Oggi potrà salvare l'Ucraina, domani qualsiasi Paese bersaglio di un'invasione che sembrava cancellata dai manuali storici e militari. È sempre l'ora della pace.

Ma costa più soldi che parole.

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