"Voglio capire cosa ha pensato Chiara"

I due neonati sepolti: il fidanzato della ragazza sotto accusa si costituisce parte civile

"Voglio capire cosa ha pensato Chiara"
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Si sono fissati negli occhi per un attimo, ma le loro vite, o quel che ne resta, viaggiano ormai su binari separati, fra rimorsi, non detti, carte bollate di tribunali e quei due bambini che non ci sono più e quasi non ci sono mai stati. Chiara Petrolini e Samuel Granelli erano entrambi presenti ieri, all'udienza preliminare del Gup Gabriella Orsi del tribunale di Parma che dovrà decidere del rinvio a giudizio per doppio omicidio volontario e soppressione di cadavere dei due bimbi, sepolti dalla studentessa 23enne nel suo giardino di Traversetolo. L'udienza è durata poche decine di minuti: tanto è bastato al giudice per stabilire un rinvio, fissato al 23 maggio. L'avvocato Nicola Tria, difensore della donna, ha presentato una consulenza psichiatrica secondo cui la Petrolini era in uno stato psichico di profonda alterazione tale da escludere completamente, all'epoca dei fatti, la sua capacità di intendere e di volere.

Una settimana ancora per valutare in particolare le molte richieste per costituirsi parte civile. Intende farlo, innanzitutto la famiglia Granelli, con Samuel: «Voglio essere parte nel procedimento e soprattutto comprendere cosa è successo, quale è stato il funzionamento mentale di questa persona che pensava di conoscere». Samuel padre mancato di quei due bimbi, nati e uccisi a maggio 2023 ed agosto 2024, senza che nessuno, in due anni, si sia accorto di nulla e della doppia gravidanza di quella fanciulla «modello». Studentessa per lavoro, animatrice all'oratorio e babysitter per passione, con nessuna intenzione, però, di diventare madre davvero, ma nemmeno di farsi aiutare con un percorso alternativo che non passasse per un doppio delitto. A costituirsi parte civile anche la onlus locale «La caramella buona» in difesa dei bambini: anche per questo il Gup ha chiesto più tempo.

Intanto due giorni fa, però, almeno un punto fermo era già stato messo. È quello sui genitori di Chiara: la loro posizione, che era già stata stralciata lo scorso settembre rispetto a quella della figlia, è stata definitivamente archiviata. Nulla hanno intuito, nulla hanno saputo di ciò che la loro figlia stava compiendo e vivendo. Questo, per quanto incredibile, quasi inaudito, non è reato.

Petrolini è agli arresti domiciliari dallo scorso agosto. Prima a Parma, poi ad inizio anno ha fatto rientro nella villetta fra le colline emiliane, insieme alla famiglia. La procura di Parma, con il procuratore Alfonso D'Avino, ha da sempre chiesto la detenzione in carcere per la ragazza, dato che, proprio quell'ambiente familiare non era stato in grado di comprendere ed evitare i fatti. La Cassazione, però, non ha mai accolto la richiesta e non più tardi di 48 ore fa, aveva chiarito il suo indirizzo con le motivazioni ufficiali, vergate su 14 pagine dalla prima sezione. Nessun pericolo di fuga né di inquinamento delle prove: due dei pilastri della detenzione preventiva non si adattano all'indagata, ma nemmeno la reiterazione del reato, per altro, già ripetuto.

«L'elevatissima capacità mistificatoria e una non comune determinazione criminale della Petrolini si legge nei documenti - non determinano un aggravamento del regime detentivo, in quanto i fatti si sono svolti in condizioni non più presenti né ripetibili».

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